«Noi tiriamo dritto»: in questo antico, si fa per dire, motto si riassume la posizione espressa dalla dirigenza Whirpool durante i tempi supplementari della trattativa sulla vertenza Embraco di Riva di Chieri, gigantesca fabbrica colpita da 497 licenziamenti. I manager italiani della multinazionale, peraltro nella lista dei licenziati, durante un incontro svoltosi ieri a Torino presso la sede dell’Unione industriale hanno confermato il piano di azzeramento produttivo e quindi i licenziamenti. Le pressioni deiministri Calenda e Poletti sono state ignorate, ed ora mancano 55 giorni all’arrivo delle lettere di licenziamento. La posizione della Whirpool è irremovibile, e così nel paradiso del capitale fluttuante alla ricerca del massimo profitto, emerge una amara sensazione di impotenza. La Whirpool può chiudere una fabbrica d’imperio e nessuno pare in grado di fermarla, nemmeno se le si offrono degli incentivi economici.

UN LUNGO SERPENTONE di lavoratori Embraco, la controllata dalla casa madre Whirpool, attraversava la città mentre all’Unione Industriale si registrava la conferma dell’azzeramento produttivo. Da piazza Castello, sotto la sede della Regione Piemonte, fino in via Fanti: un corteo come non si vedeva da tempo a Torino, probabilmente perché la città è il centro più colpito dall’ecatombe di lavoro, ben 140 famiglie dovranno trovare in fretta una soluzione alternativa. La dirigenza ha fatto balenare la prospettiva di una reindustrializzazionedell’area attraverso ipotetici investimenti che si sarebbero manifestati in queste settimane: ma si tratta di voci, e durante la trattativa i portavoce di Embraco non hanno voluto prendere alcun impegno. Troppo poco per il ministero, che non ha concesso la cassa integrazione straordinaria.

FEDERICO Bellono, segretario provinciale della Fiom, fa un riassunto della situazione: «Il prossimo appuntamento che si terrà presso il Mise dovrà vedere la presenza di chi ha leve decisionali, cioè gli americani che al momento si limitano a mandare avanti il portavoce. Al momento siamo dentro ad una situazione paradossale, perché il governo è intervenuto con energia ma la proprietà ignora ogni richiamo». Ma dagli Usa tutto tace: probabilmente perché nemmeno loro sanno cosa fare. I dazi di nuovo conio voluti dal presidente Trump interessano il settore degli elettrodomestici. Al momento si suppone che le linee produttive di Chieri verranno smontate e portate in Slovacchia, seguendo una rotta già battuta in passato dalla Embraco.

LANCIA L’IDEA del boicottaggio il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Ezio Locatelli: «Un’azienda che trasferisce altrove le produzioni, dopo aver preso sovvenzioni pubbliche, licenziando centinaia di lavoratori deve essere attaccata sul piano che patisce maggiormente. Noi lo proponiamo, anche alle istituzioni».