Persa per un soffio a novembre a causa di un referendum che l’ha assegnata ad Amsterdam, la sede dell’Ema, l’Agenzia europea per il farmaco potrebbe adesso arrivare a Milano. A riaprire i giochi, mai definitivamente chiusi dall’Italia al punto da vedere Pd e Forza Italia lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo, è la conferma che l’Olanda non farà in tempo ad allestire i nuovi uffici per la data fissata, vale a dire il 30 marzo 2019 giorno ufficiale della Brexit e, quindi, del trasferimento dell’agenzia dall’attuale sede di Londra.

Il sospetto che in Olanda le cose non stessero andando come previsto aleggiava da giorni ma la conferma è arrivata ieri dal direttore esecutivo dell’agenzia, Guido Rasi: l’edificio scelto come sede per i circa 900 dipendenti dell’Ema non sarà pronto per la data prevista, ha spiegato Rasi parlando all’Aja in una conferenza stampa con le autorità olandesi, «quindi dovremo prima trasferirci in locali temporanei nella città e poi nell’edificio finale». Scelta obbligata, che comporta un aumento dei costi e «prolungherà la nostra modalità di pianificazione della continuità operativa, il che significa che ci vorrà più tempo per tornare alle nostre normali operazioni». Perfino per le riunioni, ha concluso Rasi, si dovranno usare strutture esterne.

All’imbarazzo olandese ha subito fatto da contraltare l’entusiamo italiano per la nuova opportunità. «Sono in contatto con il presidente Gentiloni per valutare tutte le possibili iniziative», ha scritto su Facebook il sindaco di Milano Giuseppe Sala, mentre il governatore leghista della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha garantito di avere già «pronto e disponibile» l’edificio adatto ad ospitare l’agenzia.

Tanto entusiasmo è facilmente spiegabile. Avere a casa propria l’Ema per Milano non rappresenta solo una questione di prestigio ma una possibilità enorme per l’economia della città. Oltre ai suoi 860 dipendenti con le relative famiglie e circa 600 figli in età scolastica, l’agenzia porterà con sé anche 36 mila visitatori annui e un budget di 325 milioni tra stipendi e spese. Per un indotto totale che è stato calcolato in 1,7 miliardi di euro.