«Perché qualcuno dovrebbe ascoltarmi?» si chiede Elvis Costello nel singolo No Flag. Nulla di più semplice trovare la risposta. In classici del passato come Almost Blue, North e Wise Up Ghost (per citare solo alcuni dischi storici), un eclettismo irrequieto è stato sempre uno dei tratti distintivi della carriera dell’occhialuto Costello. Camaleonte musicale di vecchia scuola, il Buddy Holly di Liverpool spunta a fine anni 70 dall’insorgenza post-punk, poi l’improvviso spostamento verso il country, la musica classica e infine, per nulla scioccante, la scoperta del jazz e le collaborazioni deluxe. Burt Bacharach in primis. Hey Clockface, suo 31°album in studio, distilla quella propensione mutevole, quasi schizofrenica, in un singolo album, amplificando la versatilità radicata anche nel modo in cui sono nate queste nuove canzoni.

COSTELLO ha registrato tre dei brani dell’album lavorando da solo, a Helsinki, lo scorso febbraio. Si è poi diretto a Parigi, dove ha inciso nove canzoni pochi giorni dopo con un ensemble, guidato dal fedele collaboratore Steve Nieve, che Costello ha soprannominato «e Quintette Saint Germain». Poi è intervenuta la pandemia ma, per fortuna, anche il tempo di assemblare quella materia incandescente. Grazie a musicisti di razza come Nels Cline degli Wilco. La musica spazia dai ritmi EDM al sussurro del flicorno e, dopo la traccia d’apertura, «sussurrata» e orientaleggiante, Revolution # 49, il basso pulsante e i muri di chitarra di No Flag sembrano riportarci agli afflati punk di This Year’s Model del 1978. Le tracce «parigine» invece, che costituiscono la maggior parte del disco, hanno un’immediatezza organica che comprende il jazz – come il clarinetto da film noir di I Do (Zula’s Song) – un’atmosfera barfly molto Tom Waits in Radio Is Everything e l’irresistibile piano ragtime alla Randy Newman della title track. Costello canta di amori perduti, dell’invecchiare, dello strapotere dei mass media, senza dimenticare giochi di parole degni del suo amato Cole Porter. Ma è nella dolcezza dell’ultima traccia Byline che trova la chiave di volta. Lirica e melodica. Raccontando una storia d’amore meravigliosamente delicata che termina con un uomo che, anni dopo, immagina un suo amore del passato «Vedrai la mia foto a fianco dell’articolo/Dirai “Conoscevo quel tizio”/”Non sono mai stata sua”/”Lui è sempre stato mio».