Dopo le insulse polemiche gender sulla sua nomina a curatore del padiglione Italia, il brillante Milovan Farronato, si appresta a inaugurare Né altra Né questa. La sfida al labirinto per la 58. Esposizione Internazionale d’Arte, che assembla la triade: Liliana Moro, Chiara Fumai e Enrico David.
Farronato, vanta un percorso professionale rizomaticamente internazionale, tratteggiato da numerose curatele come Ugo Rondinone, Yayoi Kusama, Katharina Fritsch, Runa Islam e Tobias Putrih e Christian Holstad e da collaborazioni con la Serpentine Gallery di Londra per le Magazine Sessions e il progetto The Violent No! alla quattordicesima Biennale di Istanbul. Dal 2005 al 2012 ha diretto l’organizzazione no profit Viafarini e curato il Docva, Documentation Centre for Visual Arts, di Milano. Attualmente, è direttore e curatore del Fiorucci Art Trust per il quale – dal 2011 – ha ideato l’inusuale festival di performance Volcano Extravaganza, sull’isola di Stromboli.

[object Object]

Figura policentrica e dalla personalità assolutamente non conforme alla piattezza corrente, Farronato ha pensato, per il vasto padiglione italiano di 1200 mq (così spesso banalmente occupato nelle precedenti edizioni), un concept che si distende tra l’idea del labirinto, ispirata al saggio del 1962 di Italo Calvino La sfida al labirinto, nel quale lo scrittore torinese definiva i termini di un progetto culturale che cercava una letteratura aperta «a tutti i linguaggi possibili» per rappresentare l’esistenza, nella sua complessità, alla fine degli anni cinquanta e la confluenza di tre ricerche artistiche, differenti ma empatiche tra loro.

Come ha anticipato nella conferenza stampa di presentazione del padiglione, il curatore piacentino creerà un open space, in cui le due tese verranno fuse all’interno dello spazio riorganizzato del labirinto, azzerando la percezione di sconfinare da una sala all’altra. L’idea è quella di creare una sorta di narrazione tra gli artisti che si innesta per discontinuità ed è spazialmente acentrica e libera. Un muro diagonale con due ingressi ben evidenziati contribuirà a solleticare il visitatore nella scelta del tragitto da compiere. Il labirinto è uno spazio che induce a fluire liberamente, senza passaggi obbligati, piuttosto a perdersi nei suoi meandri e opzioni. Il labirinto sottrae e fa scoprire ricettacoli dove allocano gli interventi degli artisti.
Se Chiara Fumai (Roma, 1978 – Bari, 2017) viene omaggiata con un inedito di cui il curatore possedeva le bozze con tanto di istruzioni da eseguire e tutte le indicazioni di un progetto in progress – su cui l’artista stava ragionando poco prima di morire – insieme ad altre opere, Liliana Moro (Milano, 1961), invece, presenterà dei lavori inediti ma ripescati dal passato. Progetti mai conclusi, idee sospese dentro i cassetti che, per il padiglione nazionale, prenderanno forma e vita.
Enrico David (Ancona, 1966), infine, ha realizzato nuove opere antropomorfi, in scala naturale e in bronzo, insieme a piccoli dipinti.