«Noi ci definiamo ‘tag master killer’ perché scriviamo l’illeggibile”», raccontava nel 1983 a Francesca Alinovi, Rammellzee, di certo il più visionario graffitista di quella generazione, teorico del Panzerismo Iconoclasta e del Futurismo Gotico, e continuava, à la Deleuze: «se vuoi avere uno stile selvaggio, devi essere selvaggio con il tuo stile». Trentacinque anni dopo le interviste raccolte in Arte di frontiera dalla sensibile critica bolognese esce il vivace Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico (Agenzia X, pp. 183, euro 14) di Andrea Cegna, giornalista e attivista che indaga le relazioni tra writing, street art e logiche repressive anti-degrado, con testimonianze di molti artisti italiani di diverse generazioni e approfondimenti di sociologi, urbanisti, scrittori. Proprio perché è un lavoro di inchiest/azione, il libro ha il merito di far emergere varie questioni.

«La dicotomia degrado/decoro – secondo Cegna – non ha radici nella lingua italiana. Decoro non è il contrario di degrado. Il contrario di degrado è miglioramento». E Giuliano Santoro, intervistato, aggiunge: «L’ideologia del decoro e la sua forza repressiva sono all’opera ogni volta che ci si illude di alzare il livello della qualità della vita nei nostri territori con la sola chiamata alla polizia». Maysa Moroni e Andrea Latella aggiungono: «Cos’è dunque la gentrification se non la messa a valore del ‘popolare’ che ha in odio il ‘popolo’ stesso? E cos’è il decoro, se non il tentativo di creare un’emergenza permanente che addomestichi gli spiriti animali che trasformano in luogo di culto il quartiere di una metropoli?».

NEL LIBRO si affrontano inoltre le differenze tra tag, bombing, street art (stencil, murales, sticker). Tuttavia, il graffitismo selvaggio ci indica – più che L’arte espansa individuata da Mario Perniola in uno dei suoi ultimi testi – la dissoluzione del sistema dell’arte. Altro ragionamento vale per l’immaginazione e la creatività che invece devono essere tutt’uno con la volontà di trasformazione sociale. Quella di strada non è né arte né antiarte, né avanguardia né controcultura, è tutto questo e l’esatto opposto, rimette in discussione ciò che è ancora vivo delle avanguardie e delle neoavanguardie, ciò che è ancora vivo delle controculture, mette in discussione il sistema dell’arte.

I TESTI presenti in Elogio alle tag, di Wu Ming, Marco Teatro, Kaos One, Lord Bean ft.Gente Guasta; le interviste a Pitch, Tozzi, Santoro, Wolf Bukowsky, Atomo, Blu, Ozmo, Luprete, Bsimo, Zibe, Andrea Kiv, Ivan il poeta, Frode, Rouge, Babi 00199, Microbo & Bo130, Zelo & #Ed; e le panoramiche da molte città, in fondo ci raccontano che, se la ribellione delle avanguardie storiche e delle controculture è stata recuperata e se oggi è la vita stessa a essere messa a profitto, è giunto il momento di rimescolare insieme immaginazione, creatività, conflitto e pensiero politico.