Occhi e capelli neri, temperamento vivace, un amore travolgente per ogni aspetto dell’arte della danza espresso prima come étoile dotata di un guizzo unico per carisma e personalità, poi come direttrice di compagnie da MaggioDanza al Corpo di Ballo della Scala, dal San Carlo di Napoli alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma di cui era direttrice onoraria. Un’artista di vigore, grande scopritrice di autori e ballerini di talento, un’instancabile lavoratrice. È Elisabetta Terabust, 71 anni, mancata ieri a Roma: il mondo della danza e del balletto ne piange la scomparsa ricordandola con affetto e grandissima stima.

 

 

Era nata a Varese nel 1946, si era formata alla Scuola di Ballo dell’Opera di Roma, divenendone étoile, musa di grandi maestri della coreografia come Roland Petit di cui interpretò moltissimi ruoli, amata da danzatori di favolosa eleganza come Erik Bruhn, divenuta una stella del London Festival Ballet, un’artista che diede l’anima a titoli cardine del balletto come La Sylphide e Giselle, a personaggi come Giulietta.

 

 

Nella sua carriera ha danzato con Rudolf Nureyev e Peter Schaufuss, è stata un nome di riferimento dell’Aterballetto diretto da Amedeo Amodio, étoile internazionale riconosciuta per la particolarità espressiva e tecnica.
Così come non ripensarla quando fu stella a Marsiglia della compagnia di Petit, sfavillante interprete di titoli come Coppelia, Le Loup, Notre Dame de Paris, o rivederla danzare in lavori dell’americano Glen Tetley, come il bellissimo Sphinx, o, con Aterballetto in titoli di William Forsythe, Balanchine, Alvin Ailey che rivedeva con il suo piglio dinamico e personale.

 

 

Il suo apporto alla direzione dei Corpi di Ballo italiani ha fatto la differenza: la ricordiamo alla Scala dal 1993 al 1997 mettersi al servizio della compagnia per firmare stagioni che rivelassero i danzatori non solo nel classico ma nelle novità.

 

 

Quella curiosità verso ogni stile coreografico che la distinse come étoile non confondibile con altre, animò il suo piglio anche come direttrice. Eccola così alla Scala mettere in stagione un ardito Progetto contemporaneo che andò in scena alla Palazzina Liberty di Milano firmato da alcuni dei migliori autori della danza contemporanea italiana, Massimo Moricone, Enzo Cosimi, Virgilio Sieni. Era una donna volitiva che lasciava spazio per la ricerca. In questo era modernissima.

 

 

Una delle ultime volte che l’abbiamo intervistata fu qualche anno fa, a Roma, al Globe Theatre di Villa Borghese. Era il 2013 e andava in scena il Romeo e Giulietta di Massimo Moricone, rimontato in Italia con Alina Cojocaru e Federico Bonelli. Ricordiamo l’entusiasmo con cui, con la sua inconfondibile voce roca, commentò interpretazione e coreografia: parole che entravano nel vivo delle persone e dello stile. Perché Terabust amava vedere il mondo andare avanti.
D’altronde fu lei, negli anni milanesi, a nominare giovanissimi primi ballerini del teatro Massimo Murru e Roberto Bolle, capendone i differenti talenti, le potenzialità tecniche e espressive: e tutti sappiamo la carriera che i due artisti, diventati poi étoiles sotto Frédéric Olivieri, hanno fatto.
Non è un caso che la Scala abbia annunciato di dedicare a Terabust la recita inaugurale del trittico Mahler 10/ Petite Mort/ Bolero il 10 marzo in cui danzerà lo stesso Bolle. Alla memoria di Elisabetta Terabust anche il Teatro dell’Opera di Roma dedica il trittico contemporaneo Kylián/ Inger/ Forsythe al Teatro Costanzi il prossimo 15 marzo