Abbandonata la scuola di talenti degli amici di Maria, archiviate le celebrazioni per i vent’anni di carriera ma soprattutto conclusa l’esperienza con la Sugar dove da timida parrucchiera di Monfalcone si è trasformata in star da sei milioni di dischi venduti, folle di fan e un sanremo nel palmares, Elisa mette punto e va a capo. La ripartenza ha un titolo, Diari aperti, primo album inciso per Island/Universal in uscita oggi. Undici tracce, tutte in italiano, che sono anche undici fotogrammi della sua vita, nati dai ricordi presi in prestito dai quaderni e dalle agende che ha riempito sin da piccola: «Ne scrivevo anche dieci in contemporanea, perché ognuno aveva un contenuto diverso». Più che un progetto una necessità: «Avevo bisogno di ripartire dall’essenzialità, volevo un disco onesto e senza filtri. Avevo quasi più bisogno di scoprire quello che sentivo rispetto a ciò che volevo fare realmente».

Doveva uscire un anno fa, ma Elisa ha preferito rimandare per seguirlo in ogni particolare con cura «quasi sartoriale». Sempre attenta alla scena internazionale, ha voluto questa volta concentrarsi su melodie di ispirazione italiana. Tutta un’altra storia che apre la raccolta, sembra uscito dalla penna di Celentano con quelle cadenze decisamente sixties e un shuffle birichino: «Essendo questo lavoro un diario di vita vissuta qui, da me che sono italiana, ho voluto andare fino in fondo. Non volevo nulla di esterofilo perché penso gli avrebbe tolto autenticità».

UNA PRODUZIONE a tre: Elisa, il compagno nonché chitarrista Andrea Rigonat e Taketo Gohara, difficile?: «Quando riesci a gestire una famiglia, due cani e tre gatti mettere insieme tre teste è semplice (ride, ndr). Seriamente, Andrea ha un afflato più rock mentre Taketo ha una visione della musica quasi cinematografica, tipo Mogway e Cinematique Orchestra per intenderci, con influenze elettroniche. Ma sapevo che potevano essere complementari». Ultimo esempio di artista seguita a 360 gradi dall’etichetta in tutte le fasi, l’artista friulana ha vissuto le ultime stagioni anche nell’agone mediatico di un talent, format tv che ha di fatto sostituito il lavoro di scouting delle major con (pochi) pro e (tanti) contro…: «Io ho una visione utopica e un po’ romantica di questo mestiere. Certo ci sono talenti che non ce la fanno ma poi ci sono – come direbbe Carmen Consoli, le ’eccezioni’ che scompigliano tutto. Però non è vero che le imposizioni arrivano solo dalla scuola dei talent, anch’io che pure sono stata cullata – ho lottato per affermare le mie idee. Ci sono stati dei momenti in cui in America non mi facevo trovare in hotel, non rispondevo al telefono per due settimane così da far scadere i termini di iscrizione a Sanremo e non consegnare il demo in italiano, perché io in italiano non volevo cantare e quel testo non mi piaceva. Voglio dire: ci sono dei paletti è vero, ma sta a te poi dimostrare quanto vuoi rischiare per essere te stesso».

Promettimi è il brano dedicato al figlio Sebastian: dopo aver scritto per Emma Cecile, l’altra figlia, Non fa niente ormai. Par condicio?: «Bingo, tra fratelli è meglio procedere in maniera cauta». Il video della canzone è legato al progetto di Save the Chldren. Fino all’ultimo bambino contro la malnutrizione infantile (si può mandare un sms fino al 14 novembre al numero 455339): «È la prima volta che partecipo a un video fatto da un’associazione, mi è piaciuta la modalità di sostegno a famiglie e a bambini disagiati direttamente nella loro quotidianità». Quelli che restano è la canzone perfetta, pochi accordi, prepotente melodia e un testo in cui si parla della fragilità umana e al contempo della capacità di rialzarsi dopo una caduta. Sembra quasi uscita dalla penna di De Gregori, che infatti duetta con lei. Coincidenza?:

«AFFATTO, è nata pensando anzi sperando che lui accettasse di cantarla con me. E quando ha detto di sì e mi ha detto: ’come hai fatto a scriverla, mi sento a mio agio’, è stato il più grande complimento che abbia ricevuto. Francesco è sempre stato un mio idolo, e componendola ho immaginato tutto il tempo la sua voce che la cantava, procedevo in sottrazione lasciando solo le cose che suonavano giuste». Il tour legato a Diari Aperti, prodotto e organizzato da F&P Group, partirà nella prossima primavera: debutto il 18 marzo al teatro Verdi di Firenze.