Annaspa, la sindaca Virginia Raggi, per emergere dalla coltre di immondizia che ormai intasa Roma, cementata perdipiù dal clima elettorale. Ieri dopo una breve riunione al vertice, la giunta dem della Regione Abruzzo ha deciso di «chiedere nostra sponte al Campidoglio, visto che a tutt’oggi non abbiamo ancora ricevuto alcuna richiesta esplicita – riferisce al manifesto l’assessore all’ambiente abruzzese Mario Mazzocca – notizie dettagliate sui rifiuti che vorrebbe inviare per il trattamento nel nostro territorio: la quantità, la qualità, la tempistica, i costi e l’eventuale impatto ambientale».

Se il prezzo della solidarietà dem dell’Emilia Romagna era troppo alto per la giunta 5S, non lo è di meno quello dell’Abruzzo – sempre a guida Pd – dove il Campidoglio vorrebbe inviare altre 100 tonnellate al giorno di indifferenziata della Capitale. Rifiuti che si andrebbero ad aggiungere alle 180 mila tonnellate annue provenienti da tutto il Lazio trattati, già dal 2015, negli impianti di Aielli e Sulmona.

E obiettivamente si fa sempre più tangibile il rischio che l’annoso problema dell’immondizia romana – di assai difficile soluzione, data anche la mancanza di impianti adeguati di trattamento e di smaltimento, resa ancora più evidente dopo la doverosa chiusura della mega discarica di Malagrotta – si trasformi in una sfida politica più utile alla campagna elettorale che ai cittadini.

Per l’assessore Mazzocca, sono «quantomeno improvvide» le dichiarazioni di Ama e della sindaca Raggi che annunciavano di aver trovato negli impianti abruzzesi una soluzione. In realtà la soluzione non è dietro l’angolo, avverte la giunta abruzzese, tanto più perché «se in Emilia Romagna i rifiuti andavano per essere smaltiti, da noi – conclude Mazzocca – verranno per essere trattati, con costi molto più elevati». Insomma, se non è una porta chiusa non è neppure completamente spalancata.

Anche se il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ringrazia entrambe le regioni per la «solidarietà istituzionale» ma avverte: «Roma non può permettersi un’altra emergenza rifiuti». L’attacco al M5S è frontale anche da parte di Matteo Renzi: «Temo che nelle ultime ore si siano accorti che anche D’Alfonso è iscritto al Pd e quindi si è bloccata anche questa soluzione. Nel frattempo a Roma i cassonetti sono pieni  – rincara la dose il segretario dem – Siamo pronti a dare una mano perché per noi i cittadini vengono prima dei compagni di partito. E allora fatela finita con queste polemiche e ripulite la Capitale. Noi vi diamo una mano, se la volete. Noi ci siamo».

A frenare l’azione “ripulitrice” ci si mette però anche uno scarica barile di responsabilità tra la Regione Lazio e il Comune. «C’è il sospetto che qualcuno voglia speculare, politicamente ed economicamente, sulle spalle dei cittadini e proponga tariffe fuori mercato per mettere in difficoltà le amministrazioni e gli abitanti di Roma. No agli sciacalli della politica», ribatte l’assessora capitolina, Pinuccia Montanari secondo la quale la richiesta di inviare ulteriori rifiuti in Abruzzo è stata «presentata da Ama alla Regione Lazio lo scorso 22 ottobre» ma Zingaretti l’ha «sbloccata soltanto dopo un mese per un “mancato funzionamento del sistema informatico”».

Di tutt’altro avviso l’omologo assessore della Regione Lazio, Mauro Buschini che spiega: «Il Piano Regionale di gestione dei rifiuti è in via di aggiornamento, ma fermo a causa delle mancate risposte di Roma Capitale che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017. La legge impone ai Comuni e alle Province di scegliere i siti di smaltimento e alla Regione di includerli in un piano regionale. Se i Comuni e le Province non scelgono, la Regione non può pianificare».

È chiaro però che la questione non è solo tecnica: «Noi non ci sottraiamo ad aiutare la Capitale – è la frecciata lanciata dallo stesso governatore Zingaretti in serata dai microfoni di Radio Rai – ma il livello di arroganza, presunzione e falsità deve calare».