È una sconfitta che brucia quella subita dal governo Maduro nelle elezioni a governatore dello Stato di Barinas, culla e roccaforte politica di Hugo Chávez. Già nella tornata amministrativa di novembre era stato Freddy Superlano, il candidato della Mesa de la Unidad Democrática (Mud) che riunisce l’opposizione più radicale, ad avere la meglio sul fratello dell’ex presidente Chávez, Argenis, per quanto ci avesse pensato il Tribunale supremo di giustizia a negargli la vittoria, giustificando l’interruzione dello scrutinio con l’esistenza a suo carico di procedimenti penali.

Una decisione che aveva provocato aspre polemiche, in quanto l’impresentabile Superlano – di cui si ricorda la notte di eccessi a Cúcuta nel 2019, trascorsa da lui e dal suo assistente Carlos José Salinas (poi deceduto per intossicazione da scopolamina) in compagnia di due prostitute che li avevano derubati di 250mila dollari in contanti – aveva comunque goduto dell’indulto concesso nel 2020 a 110 oppositori nel quadro dei negoziati con le destre.

Il governo Maduro ce l’ha messa tutta per invertire la situazione, schierando un pezzo da novanta come l’ex ministro degli Esteri Jorge Arreaza, ex genero di Chávez e padre del suo primo nipote, «el Gallito», e sostenendolo massicciamente in campagna elettorale. Ma non c’è stato niente da fare. Il candidato scelto infine dalla Mud dopo la mancata ammissione anche della candidatura della moglie di Superlano, il parlamentare semisconosciuto Sergio Garrido, è riuscito nell’impresa di battere, e pure nettamente (55% contro 41%), l’ex ministro degli Esteri, a conferma, peraltro, di quanto sia affidabile il sistema elettorale venezuelano. «Malgrado l’aumento dei voti», dai 106mila di novembre ai 128mila di domenica, «non abbiamo raggiunto l’obiettivo», ha riconosciuto Arreaza.

Con la vittoria di Garrido, salgono a quattro gli stati conquistati dalle opposizioni, contro i ben 19 ottenuti dal governo. Ma è innegabile che il punto messo a segno dalla Mud sia pesantissimo, soprattutto a livello simbolico: Barinas, lo stato natale del «comandante eterno», il bastione della rivoluzione bolivariana, era in mano alla famiglia Chávez dal 1998, prima con il padre, Hugo de los Reyes, poi con i fratelli Adán e Argenis , le cui aspirazioni alla rielezione erano state affossate a novembre.

La vittoria di Garrido rischia di dare nuovo impulso al disegno della Mud di sbarazzarsi di Maduro con il referendum di revoca previsto dalla Costituzione una volta raggiunta la metà del mandato (Chávez lo superò con successo nel 2004), benché le autorità elettorali abbiano provveduto nel 2016 a renderne più difficile il ricorso.