Tutto sbagliato, tutto da rifare. Almeno così ritengono i parlamentari iracheni che ‎due giorni fa, approvando alcuni emendamenti alla legge elettorale, hanno congelato ‎per presunti brogli, le elezioni legislative in Iraq del 12 maggio. La decisione ‎dispone il riconteggio manuale di almeno il 5 per cento dei voti espressi in tutti i ‎seggi sotto lo stretto monitoraggio di un gruppo di giudici e la sospensione della ‎Commissione elettorale. Domenica si riuniranno i massimi giuristi iracheni per ‎scegliere i giudici che avranno il compito di verificare la nuova conta dei voti. Da ‎parte sua il governo in carica darà disposizione alle agenzie di intelligence e ai ‎servizi di informazione affinché perseguano i responsabili dei brogli.

‎ Il 28 maggio erano già stati messi in quarantena i voti degli iracheni all’estero e ‎degli sfollati di guerra (sunniti) che vivono in campi di accoglimento. Secondo il ‎parlamento non restava da fare altro dopo il moltiplicarsi delle denunce di brogli. ‎Già alla chiusura dei seggi – dove si era recato appena il 45% degli aventi diritto – ‎diversi partiti, soprattutto sunniti e curdi, avevano denunciato irregolarità. In ‎particolare nei governatorati di Ninive (Iraq settentrionale), Anbar (Iraq ‎occidentale), Salah al Din (Iraq centrale) e Diyala. Il 30 maggio, la stessa ‎Commissione elettorale irachena aveva annullato i voti espressi in 1.021 seggi sui ‎‎53.000 aperti durante elezioni. La Commissione però non accetta la decisione del ‎parlamento. Afferma che le frodi elettorali sono state molto più limitate rispetto alla ‎denunce. I suoi membri perciò faranno ricorso contro le modifiche alla legge ‎elettorale che vietava il riconteggio dei voti.

‎ Anche il premier uscente Haider Abadi ha definito un errore il parziale ‎annullamento dei voti ma non ha mancato di rivolgere dure accuse anche all’operato ‎della Commissione elettorale. Si aspettano più di ogni altra cosa le mosse che farà il ‎noto religioso sciita, Moqtada al Sadr, uscito vincitore dalle elezioni alla testa di ‎un’alleanza con la sinistra che, dando voce ai lavoratori e agli strati più poveri della ‎popolazione e rilanciando il nazionalismo iracheno, ha rovesciato, almeno in parte, ‎un establishment politico immutato dal 2005 e soggetto all’influenza iraniana‏.‏‎ La ‎lista di Sadr aveva conquistato 54 dei 329 seggi in Parlamento. Fatah, il blocco ‎delle milizie sciite fondamentali per la sconfitta dello Stato islamico, si era piazzato ‎al secondo posto con 47 seggi mentre il Frointe Nasr del premier Abadi era arrivato ‎terzo con 42 seggi‏.‏‎ Nelle settimane passate Sadr si era impegnato a raccomandare la ‎formazione di un esecutivo di tutti gli iracheni. Il leader sciita ieri ha creato una ‎propria commissione d’inchiesta per fare luce su alcune misteriose esplosioni che ‎mercoledì notte hanno scosso Sadr City (Baghdad) dove si concentrano i suoi ‎sostenitori, provocando almeno 20 morti. ‎