Ieri i 4,4 milioni di elettori in Slovacchia sono stati chiamati a eleggere la nuova Assemblea nazionale. mentre scriviamo non sono ancora noti i risultati ufficiali della competizione. Di certo il favorito è il partito Smer-Sd del premier uscente Robert Fico.

Secondo gli ultimi sondaggi il partito del premier slovacco dovrebbe ottenere tra il 33-35% dei consensi.

Un risultato in calo rispetto alle scorse elezioni parlamentari, quando Smer si riuscì a garantire la maggioranza assoluta con consensi oltre il 40%. Robert Fico ha però poco di che preoccuparsi. L’opposizione di centro-destra infatti appare in profondo coma e divisa in una moltitudine di piccoli partiti. Fico può inoltre far affidamento sul redivivo Partito nazionale slovacco, con cui fu alleato dal 2006 al 2010. Dopo l’esperienza di governo il partito nazionalista (e anti-ungherese) precipitò nelle preferenze.

In questa tornata elettorale potrebbe raccogliere un buon 7-9% dei consensi.

A destra di Fico si è in pieno caos. A ogni tornata elettorale l’opposizione trova una personalità e un partito portabandiera nuovo. Questa volta tocca al movimento liberaldemocratico Siet (Rete) fondato dall’avvocato ed ex politico democristiano Radoslav Prochazka. Il movimento non dovrebbe andare oltre il 15-16% dei consensi, quasi venti punti in meno rispetto a Smer-SD. Siet può far affidamento sull’alleanza con altri partiti del centro-destro e con il partito delle minoranze ungheresi Most – Hid (Ponte),il blocco tuttavia non dovrebbe raccogliere più consensi del solo Smer-sd.

Le preoccupazioni principali del premier Fico quindi riguardano quanto potrà succedere dopo il voto. Una coalizione dei perdenti, come quella del 2010, che portò al potere la premier di centro-destra Iveta Radicova, appare assai improbabile. Altrettanto improbabile appare un monocolore Smer-Sd, che a questo punto dovrà cercare un accordo con il Partito nazionale slovacco.
Una coalizione già sperimentata negli anni 2006-2010, che tuttavia costò a Smer-Sd una temporanea sospensione dal Partito socialista europeo.

A preoccupare maggiormente Fico sono però le richieste dell’imprevedibile alleato. In campagna elettorale Fico ha puntato tutto sui problemi europei, e in particolare sulla crisi dei rifugiati. Il bilancio dell’ultimo decennio, durante il quale Fico fu al governo per ben otto anni, è infatti piuttosto sconsolante. «Negli ultimi quindici anni l’impatto dei salari su Pil è sceso da 43% a 37% e durante gli otto anni di governo di Smer-Sd il tasso sfruttamento del lavoro è perfino aumentato», nota sconsolato il sociologo Lukas Likavcan. Mentre il settore privato è trainato dagli investimenti esteri, a soffrire particolarmente sono alcune branche dell’Amministrazione pubblica. Pochi mesi prima delle elezioni il governo ha dovuto far fronte a scioperi auto-organizzati dei lavoratori nelle scuole e nella sanità pubblica.

Negli ultimi anni il governo, invece di risolvere i problemi cronici dei lavoratori nella Pubblica amministrazione, ha puntato su iniziative a forte impatto mediatico, come i treni gratuiti per studenti e pensionati.

Il governo ha cancellato alcune delle misure più eclatanti mantenendo però l’impostazione neoliberista eredita dai governi di destra di inizio secolo.

Inoltre lo stesso premier Fico è dato vicino a molti ambienti finanziari, tra cui spicca il gruppo finanziario Penta, coinvolto in diversi scandali di corruzione.
Fico è però stato abile a nascondere tutto ciò dietro la retorica contro i rifugiati contando anche sull’assenza di un’opposizione, che lo potrebbe sfidare sul terreno sociale.