Nella serata di martedì 20 agosto la Camera dei Deputati ceca ha votato a stragrande maggioranza la fine anticipata della legislatura. Le elezioni per la camera si svolgeranno probabilmente a fine ottobre. Il voto conclude una partita che si è aperta a fine giugno con gli arresti eccellenti dei vertici dei servizi segreti militari e della capo di gabinetto del premier Necas Jana Naghyova. In seguito alla caduta del governo Necas, il vero protagonista della scena politica è dunque diventato il presidente Milos Zeman.

Il presidente, forte del suo mandato diretto, ha nominato un governo a sua immagine e somiglianza, incurante dei rapporti di forza alla camera, e ha lavorato ai fianchi della vecchia coalizione, che ancora poche settimane fa deteneva la maggioranza assoluta. Ma dopo il voto di fiducia di 8 agosto, quando il governo del presidente fu bocciato ma al contempo divenne chiara l’inesistenza di una qualsiasi maggioranza politica diversa, la fine anticipata della legislatura, obiettivo dichiarato da Zeman, è diventato a portata di mano. Rimane tuttavia da capire, quanto si avvantaggerà dell’innegabile successo politico il partito personale di Zeman, la Spoz, che attualmente oscilla nei sondaggi intorno al 5%.

Le prossime elezioni dovrebbero essere segnate da una quasi certa vittoria del centro-sinistra ceco. Da ormai molti mesi i socialdemocratici oltrepassano nei sondaggi il 30% dei consensi mentre i comunisti della Kscm oscillano tra il 10% e il 15%. Il segretario della Cssd Sobotka poi non fa mistero, che -qualora lo permettano i numeri- vorrebbe formare un governo socialdemocratico di minoranza con un sostegno esterno dei comunisti. Si tratta di una svolta nella storia del paese, dove a livello nazionale si era formata una conventio ad excludendum dei partiti dell’arco costituzionale nei confronti della Kscm.

Appare in frantumi invece il centro-destra. Della maggioranza quasi costituzionale di 118 deputati di tre anni fa non rimane che un pallido ricordo. Il maggior partito della coalizione, l’Ods, è stato schiacciato dagli scandali del suo premier e presidente Petr Necas, e i sondaggi predicono un magro risultato, che stenterà a superare il 10%. La principale forza a destra diventerà così la Top 09 del vecchio nobile ceco-austriaco Karel Schwarzenberg, che punterà nella campagna elettorale sulla difesa della democrazia dagli attacchi del presidente finanziato dai Russi e dalla sinistra da lui egemonizzata. Un rilievo per certi versi valido, visto che Zeman ha fatto molti passi per rafforzare il proprio potere personale, ma che serve soprattutto a nascondere le responsabilità, che porta l’ex ministro delle finanze di quel partito Miroslav Kalousek, il principale artefice della politica d’austerity in Repubblica Ceca.

Infine sorprese importanti potrebbero arrivare dal fronte extra-parlamentare. Oltre al partito del presidente, la Spoz, a bordo campo attendono il miliardario e leader del movimento politico Ano Andrej Babis, che ha comprato da poco due importanti testate giornalistiche. Grandi ambizioni nutre anche il senatore ceco-giapponese Tomio Okamura, noto per le sue proposte di deportare i Rom su un unico territorio e fondare lì un loro stato. Sebbene la velocità, con cui è stata sciolta la camera rappresenti per questi movimenti un ostacolo per la mobilitazione delle loro giovani forze, probabilmente a ottobre i banchi della camera ceca saranno arricchiti dalla presenza del partito personale del presidente e di un miliardario sceso in politica.