Come volevasi dimostrare. La pesantissima sconfitta della Cdu di Angela Merkel nel voto di domenica per il parlamento cittadino di Amburgo «dipende da fattori politici locali». Così è suonata l’autodifesa del gruppo dirigente democristiano, già pochi minuti dopo i risultati. Il partito della cancelliera ha raccolto un misero 16%, perdendo 6 punti dal già magro bottino del 2011: la dimensione della caduta è enorme se si considera il 47% dei consensi mietuto appena 10 anni fa.

Vincitrice indiscussa (oltre all’astensione: 43%) è la Spd guidata dal sindaco-governatore uscente Olaf Scholz, che potrebbe essere il futuro sfidante dell’imbattibile Merkel alle (lontanissime) politiche del 2017. Ma il 46% dei voti non si traduce in maggioranza assoluta di seggi: i socialdemocratici governeranno, salvo sorprese, con i Verdi, forti di un buon 12% (+1%). Ottimo il risultato della Linke, decisamente schierata all’opposizione di una Spd giudicata «più a destra della Cdu»: un 8,5% che significa crescita di 2 punti.

Se si eccettua il piccolo territorio della Saar (feudo del padre nobile Oskar Lafontaine), questa performance amburghese è la migliore di sempre in una tornata elettorale regionale dell’Ovest (Amburgo è una città con rango di Land, come Berlino e Brema). Un segnale incoraggiante – ancor di più se si guarda alle urne del mitico quartiere alternativo St. Pauli, in cui la Linke è addirittura primo partito con il 29% (e la Cdu è al 4%). Hanno superato la soglia di sbarramento del 5% sia i liberali della Fdp (7,4%) sia gli anti-euro della Afd (6%). I liberali sono in lotta per la sopravvivenza: fuori dal Bundestag e dalla maggioranza dei parlamenti dei Länder, un’ulteriore sconfitta li avrebbe portati a un passo dallo scioglimento. E a destra si consolida la presenza dei loro concorrenti diretti dell’Afd, che entrano per la prima volta in un parlamento regionale a Ovest.

Nelle occasioni precedenti si trattava sempre di Länder orientali nei quali la presenza dell’ultradestra è tradizionalmente significativa. Non così nella cosmopolita Amburgo, dove tuttavia esistono robuste correnti di destra «borghese e perbene» emerse con forza nell’ultimo quindicennio.

L’esito del voto rafforza le leadership dell’opposizione, mentre non si registrano ripercussioni sul ruolo della cancelliera nella Cdu, dove nessuno si sogna di metterla in discussione. Tutti davano per scontata la sconfitta, e i sondaggi a livello federale continuano a vedere i democristiani stabilmente oltre il 40% delle intenzioni di voto. Merkel può dunque dedicarsi tranquilla, insieme al veterano ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, a tenere testa ai «piantagrane» Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis nella battaglia per la ridiscussione del memorandum firmato troika. Purtroppo per noi.