Disponetevi ad attendere una settimana per avere i risultati definitivi delle elezioni e intanto rivolgete un pensierino agli autori della nuova legge elettorale. È probabile che nel frattempo i geniali inventori del Rosatellum – ieri l’ex capogruppo Pd Ettore Rosato, che ha dato il suo nome al marchingegno, giurava che «è tutto regolare» – qualche calcolo lo stiano facendo anche loro. Per scoprire, ad esempio, che con una qualsiasi delle tante proposte che hanno avanzato durante l’ultimo anno della scorsa legislatura, per poi ritirarle, sarebbero andati meglio. Anche con una legge semplicemente proporzionale con lo stesso sbarramento al 3% che – inaudito – non avrebbe consegnato un parlamento meno governabile di quanto non lo sia questo. Ma alla camera il Pd avrebbe guadagnato tredici seggi, Leu nove, i Cinque stelle ne avrebbero persi quattro e il centrodestra diciotto. Mentre il Viminale e le Corti d’appello devono ancora lavorare, i numeri del nuovo parlamento pensiamo di poterveli anticipare nella tabella che trovate in questa pagina.

Come si può vedere, con una legge senza collegi uninominali gli scostamenti non sarebbero stati enormi. La gran parte dell’effetto maggioritario del Rosatellum lo ha dato infatti lo sbarramento, che ha lasciato fuori oltre tre milioni di voti. Non ci sono ancora i dati definitivi ufficiali sui votanti e sulle schede non valide perché le due circoscrizioni del Lazio sono rimaste aperte, ma ufficiosamente sono cifre che si possono dare. Con l’affluenza al 72,93, gli elettori sono stati meno di 34 milioni (33 milioni e 900mila), il che significa che in cinque anni si è perso un altro milione e trecentomila elettori. Per dare un termine di paragone è come se si fossero aggiunti agli astenuti tutti gli elettori della Liguria. Le schede non valide, tra nulle e bianche, saranno alla fine attorno al milione e centomila. Mettendo tutti assieme, astenuti, schede non conteggiate perché non valide e schede non conteggiate perché andate a partiti rimasti sotto la soglia, ci sono allora 17 milioni di elettori (il 37% circa) del tutto non rappresentati dalle nuove camere. Una quota di responsabilità è certamente della complicata legge elettorale.

Che non smette (e non smetterà) di stupire. Merita di essere spiegata la ragione per la quale, alla camera, la lista di Liberi e Uguali si è aggiudicata il seggio del proporzionale in Molise, malgrado fosse l’unico in palio in quella regione. E malgrado Leu abbia raccolto in Molise appena il 3,7% assai meno delle altre liste: M5S 44,7%; Forza Italia 16,1%; Pd 15,2%. È accaduto perché una volta conteggiati i seggi sulla base del totale nazionale dei voti – 14 seggi per Leu – il risultato si è dovuto calare nelle circoscrizioni e i partiti maggiori, Lega e 5 Stelle soprattutto, sono risultati «eccedentari». Avevano cioè vinto più seggi a livello regionale di quanti gliene spettassero nel totale nazionale. Il Rosatellum stabilisce che, in questo caso, le compensazioni vanno fatte a partire dalla lista che ha il maggior numero di seggi eccedenti e da quelli ottenuti con la minor parte decimale. È il famoso «flipper» che in maniera imprevedibile ha premiato la deputata Giuseppina Occhionero di LeU.

Non meno assurdo il problema che si sta ponendo in Campania e in Sicilia per l’eccesso di vittoria dei 5 Stelle. I listini bloccati di quattro candidati si sono rivelati (come previsto) troppo corti, soprattutto in presenza di pluricandidature. Un rischio calcolato, dal momento che Pd, Forza Italia e Lega al momento di fare la legge elettorale non hanno voluto rinunciare alle liste bloccate, che per sentenza della Corte costituzionale devono restare corte. Ma così i voti conquistati in Campania da Di Maio e Fico e quelli ottenuti in Sicilia dalla debuttante grillina Simona Suriano serviranno a eleggere deputati del Movimento in altre regioni, probabilmente al centro nord dove i grillini hanno vinto un po’ meno.
Più complicata la soluzione del caso in Sicilia, nella seconda circoscrizione del senato. Lì i grillini hanno vinto tutto, seggi uninominali e proporzionali. Ma hanno una candidata, Nunzia Catalfo, eletta due volte e non hanno in tutta l’isola uno sconfitto con cui sostituirla. Con le regole del Rosatellum bisognerebbe andarlo a pescare in un’altra regione, ma il senato secondo la Costituzione è eletto su base regionale. Allora il primo dei non eletti con il proporzionale di Forza Italia annuncia un ricorso: quel seggio conquistato dai grillini lo pretende per sé.