In Brasile il finanziamento delle campagne elettorali è vietato ai sindacati e permesso alle imprese. Diciannove delle quali hanno coperto la metà delle spese relative alle elezioni di ottobre 2014, stimate intorno ai 2 miliardi di euro (contro 270 milioni nel 2002). In valore assoluto, solo un paese spende più del Brasile per le campagne elettorali: i ben più ricchi Stati uniti.

Per le imprese, l’operazione non si può dire del tutto disinteressata: l’istituto Kellogg Brasile ha calcolato che ogni real investito ne produce 8,5 sotto forma di contratti pubblici. C’è da stupirsi? Fra i finanziatori più generosi figurano le imprese di lavori pubblici che vivono direttamente di commesse da parte dello Stato: Oas, Andrade Gutierrez, Utc Engenharia, Queiroz Galvão e Odebrecht. Al secondo posto grandi banche, come Bradesco o Btg Pactual, e società di estrazione mineraria come Vale.
Per le elezioni del 2010, le ultime per le quali si disponga di cifre complete, il settore privato aveva finanziato il 95% della campagna elettorale. I contributi di privati cittadini avevano rappresentato solo il 4,9% del totale (contro il 47% di quattro anni prima). L’elezione di un deputato federale era costata in media l’equivalente di 370.000 euro; quella di un senatore, 1,5 milioni; quella di un governatore, 7,8 milioni…
Nel settembre 2011, l’Ordine degli avvocati del Brasile (Oab) ha intentato presso la Corte suprema un’azione diretta di incostituzionalità (Adi 4.650).

Considerando il modo in cui i deputati sono eletti, nessuno si aspettava che essi si sarebbero interessati della materia. L’iniziativa dell’Oab ha invece ricevuto il sostegno della Conferenza episcopale del Brasile, del partito socialista dei lavoratori unificato, dell’Istituto di ricerca sul diritto elettorale dell’università dello Stato di Rio de Janeiro e del Movimento di lotta contro la corruzione elettorale.

L’esame della pratica Adi 4.650 è iniziato l’11 dicembre 2013; da allora quattro degli undici giudici della Corte suprema hanno votato per il divieto di finanziamento delle campagne elettorali da parte delle imprese. Il giudice Teori Zavascki, che si oppone all’Adi, ha comunque chiesto di esaminarla; il giudizio è stato sospeso fino al 2 aprile 2014. Malgrado il sostegno di altri due giudici, l’iniziativa non è stata approvata prima del 10 giugno 2014, data ultima per applicare la misura alla campagna presidenziale di ottobre; un altro membro della Corte ha chiesto una nuova analisi del testo…

Da parte loro, 450 organizzazioni e 1800 comitati popolari hanno lavorato dal novembre 2013 all’organizzazione di un referendum popolare a favore di un’Assemblea costituente per la riforma politica. La consultazione si è svolta la prima settimana di settembre, con 40.000 urne fisiche e via internet.
Mentre il Diplò va in stampa, lo spoglio delle schede è ancora in corso. I voti via internet sono già stati analizzati: hanno votato 1.744.872 persone; il 96,9% sono favorevoli all’Assemblea costituente per la riforma del sistema politico; il 3,1% è contrario. Riusciranno a ottenere un risultato senza manifestare per strada?
*Direttore del Diplò brasiliano,
© Le Monde diplomatique/ilmanifesto
Traduzione di Marinella Correggia