Eleonora Abbagnato. Una passione per la danza incontenibile che da Palermo la portò, poco più di una bambina, nella Francia di Roland Petit, mago geniale del balletto narrativo. Ad accoglierla a Parigi fu l’Opéra, dove entrò vent’anni fa, maison di pregio che l’ha vista crescere e di cui è diventata étoile, il massimo riconoscimento nel balletto per un teatro di tradizione. E adesso Roma, dove dirige con entusiasmo e determinazione da aprile 2015 il Balletto dell’Opera: basta un’occhiata ai titoli della sua prima stagione in chiusura per capirlo, con firme come l’amato Petit, Angelin Preljocaj ed ora Christopher Wheeldon, coreografo con all’attivo creazioni per compagnie come il Royal Ballet di Londra, l’American Ballet Theatre, il New York City Ballet. Fino al 5 novembre di Wheeldon è in scena all’Opera il Lago dei cigni, nato originariamente per il Pennsylvania Ballet e rimontato per Roma, una versione che riscrive narrativamente il balletto intrecciando la storia originaria con ambienti ispirati ai quadri di Degas, un racconto dentro il racconto. Tecnicamente, un Lago dall’impianto solido che non salta le variazioni più impervie del balletto pur essendo concepito per un organico misurato e permettendosi varie divagazioni.
«L’ obbiettivo del mio lavoro a Roma – ci spiega Abbagnato – è far crescere i miei ballerini, facendoli incontrare con grandi coreografi e maîtres. Ho chiuso la mia prima stagione con Il lago dei cigni di Wheeldon perché sono certa che il suo stile classico, così ballato e respirato, sia perfetto per le generazioni di oggi. Abbiamo avuto al debutto due Principals del Royal Ballet, Federico Bonelli, un italiano stupendo che ha una grande carriera all’estero, e Lauren Cuthbertson. Per i miei ragazzi il confronto con gli ospiti è un’ulteriore spinta alla crescita».

Attorno ai due guests l’ensemble romano è apparso motivato e in buona salute: spumeggiante il passo a tre danzato da Susanna Salvi, Alessio Rezza e Rebecca Bianchi, seduttiva Alessandra Amato nella stravagante danza russa, buona prova del corpo di ballo negli atti bianchi dei cigni. E le cose vanno avanti. Nella replica di sabato scorso Abbagnato insieme al sovrintendente Carlo Fuortes ha nominato su campo Alessandra Amato étoile del teatro. Non è la prima promozione: nel dicembre scorso il passaggio di ruolo è toccato a Rebecca Bianchi, diventata prima ballerina.

Si alternano da venerdì nel ruolo principale di Odette/Odile. «Mi piace seguire i miei ballerini nelle prove – dice Abbagnato -. Quando ci sono io, si sentono protetti, mi danno il massimo, mi ascoltano. Certo vorrei poter fare un concorso interno. Abbiamo pochi stabili, ma tanti talenti da sostenere». Su Amato commenta Fuortes: «Questa nomina rafforza la centralità del ballo nell’articolato sistema del Teatro dell’Opera di Roma: il lavoro serio e di altissimo profilo che lo staff artistico della Direzione Ballo sta facendo dona i suoi frutti giornalmente».

Abbagnato: «Dall’Opéra di Parigi ho portato a Roma i miei contatti. Ho sempre avuto dei rapporti fantastici con i coreografi con cui ho lavorato. Forsythe lo scorso luglio a Parigi mi ha ringraziato di essere ancora in scena, è un artista che mi ha seguito sempre fin da quando ero molto giovane e che mi sostiene per il progetto di Roma. Tra i grandi incontri della mia vita all’Opéra c’è anche Pina Bausch. Quando nel 1997 venne e ci scelse per Le Sacre du Printemps ci fu chi se ne andò da lei, lasciando l’Opéra. Io ne uscii trasformata come ballerina e come persona. Quando mancò, non volevo più danzare nulla di suo. Riprenderemo Le Sacre a Parigi nel 2018, forse la mia ultima stagione all’Opéra, chissà… comunque sia ho bisogno di danzare Le Sacre ancora una volta. E poi penso a Kylián, ad Angelin Preljocaj (un titolo l’anno a Roma), Mats Ek. A Mats ho chiesto la sua Giselle, ma ha deciso di non concedere più a nessuno il suo repertorio, speriamo ci ripensi… Di Roland Petit danzeremo nella mia seconda stagione Il Pipistrello e il trittico Carmen, L’Arlesienne, Le Jeune Homme et la Mort, avremo The Concert di Jerome Robbins di cui ho danzato tantissimi titoli, il duo femminile Annonciation di Preljocaj, che ha già dato ai miei ballerini Le Parc, la rivelazione Alexandre Ekman.

I classici però non devono mai mancare. Avremo La Bella Addormentata, Giselle e a Natale riporterò Lo Schiaccianoci di Giuliano Peparini, che l’anno scorso ha avuto tanto successo. È un titolo natalizio che vorrei restasse un rito nel teatro come avviene in America e in molte parti del mondo. Peparini è un ottimo regista, ha creato un’atmosfera unica, anche grazie ai meravigliosi costumi di Frédéric Olivier, che in passato collaborò con la maison Lanvin. All’Opéra di Parigi siamo abituati a lavorare con grandi stilisti. Ho portato Valentino a Roma che per La Traviata di Sofia Coppola ha fatto un lavoro stupendo. Nasceranno altri progetti. Vedo un bel futuro».