Dopo la lettera della Electrolux che due giorni fa ha riaperto le speranze per Porcia, su cui la multinazionale svedese ha annunciato di voler investire – riducendo le ore di lavoro da 8 a 6 ore, ma compensando i tagli con gli ammortizzatori sociali – i sindacati non si fidano, e aspettano prima di festeggiare.

La Fiom, soprattutto, parla di «ricatto», per la richiesta della multinazionale di interrompere subito il blocco delle merci (già a partire da domani), e Fim, Fiom e Uilm, come le stesse Rsu di Susegana, hanno annunciato che per il momento i blocchi non si fermeranno.

La lettera della Electrolux è per Fim, Fiom e Uilm «un segnale nella giusta direzione per uscire dal pantano nel quale la multinazionale si era infilata con l’ipotesi inaccettabile dei salari e condizioni “polacche” per i lavoratori italiani del gruppo, oltre la chiusura dello stabilimento di Porcia». Ma «anche se con molti sofismi, svela la possibilità di un nuovo piano», la lettera non è «sufficiente per far sospendere le iniziative di protesta scattate in tutti gli stabilimenti del gruppo, con presidi e “blocchi”».

«Serve ora – aggiungono i sindacati – avviare rapidamente una sede di confronto con tutte le parti sociali e le istituzioni, per dare una soluzione industriale innovativa e di prospettiva, rispettosa dei redditi, dei diritti e delle condizioni generali dei lavoratori, elementi necessari per far cessare la protesta».

Intanto, proprio per dare più tempo alle parti sociali, l’incontro previsto al ministero dello Sviluppo economico per il 17 febbraio, è stato rinviato al 25. Secondo il ministro Flavio Zanonato «i problemi c’erano prima e ci sono adesso. Vogliamo vedere il piano industriale perché il punto fondamentale è che alla fine di questa vicenda i prodotti devono essere venduti sui mercati mondiali. È una battaglia da farsi fino in fondo con l’obiettivo di salvare tutti gli stabilimenti, una produzione importante nel campo dell’elettrodomestico».