Prima la lettera con cui viene sospeso dal lavoro senza retribuzione e la dichiarata impossibilità aziendale di riservargli una mansione adeguata alle prescrizioni mediche, poi i preposti che platealmente lo prelevano dalle linee di montaggio e lo accompagnano fuori dallo stabilimento, durante il turno di lavoro.

È quanto accaduto a un operaio della Electrolux di Forlì, stabilimento di proprietà della omonima multinazionale svedese – tra i più grandi produttori al mondo di elettrodomestici per la casa – a cui il medico competente ha certificato, alcuni giorni prima del fattaccio, di dover svolgere parte della prestazione lavorativa seduto, a causa di una sopraggiunta inidoneità fisica.
Invece di una nuova collocazione lavorativa, all’operaio l’azienda ha riservato l’apertura di una procedura di licenziamento per giustificato motivo, adducendo come motivazione quella di non avere la disponibilità di una postazione consona alla parziale inidoneità fisica del dipendente.

L’episodio, datato circa dieci giorni fa, ha immediatamente scatenato la reazione unitaria dei sindacati, che nella stessa giornata hanno proclamato un’ora di sciopero al termine di ogni turno, definendo il provvedimento dell’azienda un «atto senza precedenti, vergognoso e intimidatorio», mentre le Rsu in una nota sottolineano come «la politica aziendale di limitare o eliminare dai reparti posizioni idonee ai lavoratori diversamente abili o con limitazioni sia in contrasto con le normative europee e nazionali».

Giovanni Cotugno, segretario generale della Fiom Cgil di Forlì, non usa mezzi termini: «In Electrolux il lavoro è duro e quasi il 40% dei dipendenti ha maturato, nel corso degli anni, ridotte capacità fisiche a causa di lavori usuranti, esattamente come l’operaio allontanato dal lavoro. È dunque chiaro – prosegue – che con questo provvedimento l’azienda abbia voluto lanciare un segnale intimidatorio ai tanti lavoratori con problemi fisici, in modo da dissuaderli dal far valere i propri diritti, tra cui quello a una postazione lavorativa adatta al proprio stato di salute.

Bloccare questo tentativo di licenziamento – conclude – è un elemento di tutela per tutti coloro che nello svolgere il proprio lavoro vanno incontro a un deterioramento delle proprie condizioni fisiche».
Dall’azienda però finora non è arrivato nessun dietro-front, e la protesta si allarga. Lo sciopero inetto da tutti i sindacati lo scorso mercoledì ha fatto registrare un’affluenza del 70%, con i lavoratori del sito forlivese che, uscendo dalla fabbrica in corteo, hanno trovato ad attenderli fuori dai cancelli quelli di altre fabbriche del comprensorio e insieme hanno occupato la via Emilia per alcune ore, distribuendo volantini per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto accaduto.

Al momento contro il licenziamento è stato inoltrato un ricorso al comitato provinciale della Usl, chiedendo anche un incontro alla Medicina del lavoro e alla direzione aziendale. Intanto, le Rsu continuano a indire scioperi – l’ultimo ieri .