Non ha ancora quarant’anni, ed è presidente di El Salvador da meno di due. Ora Nayib Bukele, di antiche origini palestinesi, si misura nelle prime elezioni parlamentari (e municipali) col suo nuovo partito Nuevas Ideas. Sì perché per assurgere alla massima carica dello stato nel 2019 aveva dovuto “noleggiare” un piccolo e corrotto partito della destra. Lui che fino a poco tempo prima era stato sindaco della capitale San Salvador tra le fila della ex guerriglia del Fronte Farabundo Martì; ne venne espulso per eccessiva trasgressività.

MA SE APPENA TRE ANNI ORSONO Bukele sosteneva che per il bene di un sistema democratico fosse auspicabile in parlamento una maggioranza diversa da quella del capo del governo, oggi vuole sbaragliare l’Assemblea legislativa puntando ben oltre la maggioranza semplice o assoluta: per raggiungere quei due terzi dei deputati che gli permetterebbero di riformare la Costituzione (e dunque di ricandidarsi).

Che si fosse montato la testa fu a tutti chiaro quando un anno fa occupò con polizia e militari il parlamento che si rifiutava di avallargli un prestito per il finanziamento di un piano per la sicurezza nazionale; mentre cinquemila suoi fans premevano all’esterno gridando «insurrezione».

BUKELE, CON I SUOI TWEET e il suo look rappero, conta sul massiccio consenso dei giovani, che nei paesi dell’istmo centroamericano sono ancora la stragrande maggioranza: disoccupati, poveri, immersi nella violenza della maras (bande giovanili che controllano le periferie delle città e non solo) e con l’unica alternativa di emigrare verso il nord. Frustrazioni che il Fronte e men che meno la destra di Arena (che nel 1992 si accordarono per chiudere una terribile guerra civile) non hanno mai risolto, limitandosi a garantire una formale istituzionalità democratica, per poi paralizzarsi nell’alternanza al governo e in parlamento.

Insomma un film già visto a tutte le latitudini, con la crisi dei partiti tradizionali e l’impennarsi della manipolazione via social. Ma sulle fondamenta di disuguaglianze inaudite. Con il Fronte Farabundo stesso a incedere in rigidità e settarismi che lo hanno condannato in 5 anni a precipitare dal 50 al 13% dei consensi; fino al 4-5% dei sondaggi di questa vigilia.

Ma ce la farà Bukele nel suo intento? Le previsioni gli assicurano la maggioranza, ma non quella dei due terzi. Per questo sventola già la bandiera del broglio, intimidendo il Tribunale supremo elettorale (che rappresenta i dieci partiti in lizza) con manifestazioni dei suoi sostenitori.

OLTRE AI GIOVANI, che solo chiedono delusi un unico uomo al comando, Bukele può contare su polizia ed esercito che gli sono fedelissimi; mentre, da impresario di successo quale è stato, raccoglie sempre più consensi nella confindustria locale che si sta allontanando dalla destra politica. Decisiva in questo senso la decisione di Bukele di avversare la difesa dell’acqua come bene pubblico sostenuta dal Fronte, la chiesa cattolica e la società civile.

Per chi avesse poi ancora dei dubbi sulla vocazione autoritaria del più giovane capo di stato dell’America Latina, oltre alla sua allergia verso la stampa indipendente, basta aggiungere che ha piazzato familiari e amici in tutti i posti chiave dell’amministrazione e del partito: a partire dal cugino Xavier, presidente di Nuevas Ideas.

IN POLITICA ESTERA Bukele ha però un serio problema: aveva assecondato Donald Trump (di fatto in cambio solo di sostegno politico) nella sua strategia di impedire l’immigrazione dall’istmo. Ora cosa farà per ingraziarsi Biden?

E la pandemia? Bisogna riconoscere a Bukele di essere stato fra i primi nel febbraio 2020 ad assumere provvedimenti drastici a tutela della popolazione. Ma oggi nessuno può più contare in El Salvador su statistiche affidabili sull’andamento dei contagi e sulle vittime. Salvo essere cosciente che se hai i soldi puoi sfangarla in una clinica privata.

ALLA VIGILIA DEL VOTO, sono arrivate 20mila dosi di vaccino AstraZeneca dall’India. Bukele si è fatto ritrarre durante la somministrazione al fianco della prima salvadoregna vaccinata.

 

La prima salvadoregna vaccinata: la dose le viene somministrata dal ministro della Salute Francisco Alabi sotto lo sguardo del presidente Bukele (foto Ap)