Sono stati condannati a tre anni i 32 operai egiziani del cementificio Torah del gruppo tedesco HeidelbergCement (di cui abbiamo parlato su queste pagine il primo giugno).

I lavoratori avevano dato il via ad presidio lungo 55 giorni dopo che la direzione dello stabilimento aveva negato il risarcimento alla famiglia di un lavoratore morto in servizio.

Il 22 maggio la polizia aveva attaccato il sit-in e 32 operai erano stati arrestati con varie accuse: resistenza a pubblico ufficiale, aggressione di un poliziotto e ostruzione alla giustizia.

Secondo quanto riportato dal loro avvocato, Haitham Mohamedein, la difesa ha tempo dieci giorni dalla sentenza (emessa domenica scorsa) per presentare ricorso. «Le famiglie dei lavoratori – ha detto il legale all’agenzia indipendente Mada Masr – non sono state autorizzate a partecipare alle udienze e nessun giornalista era presente».

A difesa dei 32 operai si erano sollevate le voci di 12 partiti, sindacati e organizzazioni della società civile, che hanno accusato il governo del presidente al-Sisi di portare avanti una campagna politica contro scioperi e rivendicazioni dei lavoratori, a favore delle grandi compagnie private. Tanto da provocare un crollo (ma non la scomparsa) delle mobilitazioni sociali in tutto l’Egitto.

La protesta di maggio, a Torah, non era che l’ultima di una serie di manifestazioni e conflitti tra l’azienda e i mille lavoratori impiegati.