Dell’avvocato Ibrahim Abdel Moneim Metwally Hegazy non si hanno più tracce da domenica mattina, da quando, alle 9 ora locale, è scomparso dall’aeroporto internazionale del Cairo mentre si apprestava a prendere il volo EgyptAir per Ginevra con un biglietto acquistato il 31 agosto scorso. Fondatore e coordinatore dell’Associazione delle famiglie delle vittime di sparizioni forzate, attiva in Egitto dal 2014, padre egli stesso di uno studente di ingegneria scomparso nel 2013, quando era poco più che maggiorenne, Amr Ibrahim Metwaly, l’avvocato 53enne era atteso oggi nella città svizzera dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate e involontarie (Wgeid) che da questa mattina e fino al 15 settembre sarà riunito per la 113ma sessione.

In quella sede Hegazy avrebbe dovuto parlare dell’omicidio di Giulio Regeni, caso che segue da vicino per la Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ercf), l’Ong che fornisce consulenza ai legali della famiglia del ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo nel 2016. E avrebbe illustrato anche l’ultimo rapporto sulle sparizioni forzate nel paese di Al Sisi pubblicato dall’Ecrf sulla propria pagina web, oscurata d’imperio dal governo egiziano il 5 settembre scorso come altri 405 siti di Ong da maggio ad oggi.

«Giulio, tappati gli occhi e non ti preoccupare, noi non ci arrendiamo», ha twittato ieri la sorella del ricercatore, Irene Regeni, commentando la notizia che è stata diffusa domenica sera dalla stessa Ecrf.

L’ultimo contatto con la famiglia, Hegazy lo ha avuto alle 8 del mattino, appena arrivato in aeroporto, poi più nulla. Dopo aver contattato le autorità aeroportuali di Ginevra, riferisce l’agenzia indipendente egiziana Mada Masr, i familiari dell’avvocato egiziano si sono convinti che la sparizione sia opera del regime egiziano. Halem Henesh, uno dei legali di Hegazy, ha raccontato di aver interpellato la polizia aeroportuale del Cairo, di aver cercato in tutte le stazioni di polizia vicine e di aver anche inviato un telegramma all’ufficio del procuratore generale per segnalare l’arresto sospetto, nel tentativo di avere una conferma ufficiale e appurare così almeno il luogo di detenzione. Nessuna risposta, però. E l’uomo non risulta essere comparso davanti ad alcun giudice egiziano.

È una piccola associazione, quella di cui è coordinatore Metwaly Hegazy, senza sede e senza molti mezzi, principalmente basata sul lavoro volontario. Ma, anche se inascoltati in Egitto, i loro report sono diventati fonte importante per organizzazioni internazionali, all’Onu in special modo. Sulla loro pagina Facebook gli attivisti ricordano che già il 6 maggio scorso un altro membro dell’associazione, la signora Hanan Badr el-Din, moglie di un desaparecido, era stata arrestata mentre faceva visita ad un detenuto, anch’egli rapito dalle forze dell’ordine, nella speranza di avere qualche informazione sulle sorti di suo marito.

«È una prassi comune che le autorità egiziane tentino d’impedire ai difensori dei diritti umani di recarsi all’estero per prendere parte a riunioni con altre Ong o con organismi intergovernativi – spiega al manifesto Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia – Lo fanno solitamente attraverso provvedimenti di divieto d’espatrio (dal 2011 ad oggi ne sono stati emessi diversi) o fermando la persona in aeroporto poco prima di imbarcarsi». Noury però questa volta è «molto preoccupato» perché da troppe ore non si sa più nulla dell’avvocato «inviato dall’Ecrf a Ginevra», come ha riferito all’Agenzia Nova il presidente della Ong, Ahmed Abdullah.

«Mi pare chiaro – aggiunge il portavoce di Amnesty Italia – che è in corso un’ulteriore offensiva nei confronti delle Ong egiziane che si occupano di diritti umani. Il sito della Commissione è stato chiuso così come quello di Human Rights Watch appena dopo la pubblicazione di un rapporto che definisce la tortura come una catena di montaggio». Rapporto che il governo egiziano ha invece bollato come «pieno di calunnie».

«Invito le autorità egiziane a rilasciare immediatamente e senza condizioni Metwaly», è l’appello del presidente della sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, Pier Antonio Panzeri. Il premier Gentiloni, che oggi sarà audito dal Copasir anche sul caso Regeni e sulla normalizzazione dei rapporti diplomatici con l’Egitto, invece tace. Giovedì l’ambasciatore Cantini presenterà le credenziali al Cairo e sarà ricevuto da Al-Sisi, mentre nel parco di Villa Ada a Roma arriverà il suo omologo egiziano, Hisham Badr. La cui missione, secondo il quotidiano governativo egiziano Al-Ahram, «consisterà principalmente nel ricucire lo strappo con l’Italia» e «smentire la responsabilità» delle autorità egiziane nell’omicidio di Giulio Regeni.