Da due settimane Mit Salsil, piccola città nel Delta, è balzata al centro delle cronache in Egitto. Teatro di quello che all’inizio sembrava solo un tragico fatto di cronaca, poi diventato un caso che ha toccato i vertici degli apparati, e ha smosso le coscienze degli egiziani. Il 21 agosto, durante le festività dell’Eid i cadaveri di due bambini sono ritrovati riversi nelle acque di un canale. Le macabre immagini dei corpi di Muhammad e Rayan, 3 e 4 anni, diffuse da tutti i media, suscitano sdegno in tutto il paese. Al funerale partecipano migliaia di persone.

IL PADRE, MAHMUD NEZMI, racconta che quel giorno qualcuno avrebbe rapito i bambini mentre lui veniva distratto con una scusa. Poco dopo i funerali, l’uomo scompare, per riapparire all’indomani in stato di arresto, accusato del duplice omicidio. A casa lascia un biglietto: «Se non otterrò giustizia, voglio morire come loro». Ancora poche ore e, seguendo una pratica alquanto inusuale, la polizia diffonde un video in cui il padre confessa di essere stato lui a gettare i due bambini da un ponte. Nel video l’uomo è visibilmente spaventato, il volto provato, lo sguardo assente rivolto forse a invisibili interlocutori che lo osservano da dietro la telecamera.

LA CAMPAGNA MEDIATICA contro di lui si intensifica, Nezmi viene accusato di essere un tombarolo, coinvolto nel traffico di reperti archeologici e di droga. Ed è qui che scatta il cortocircuito. Il video diffuso dalla polizia ottiene l’effetto opposto: parte dell’opinione pubblica lo ritiene una messa in scena, per di più poco credibile.

Dubbi e polemiche iniziano a correre veloci sui social network . La moglie e la madre dell’uomo lo difendono, dicono che non sarebbe mai stato capace di un tale gesto, vogliono incontrarlo di persona. Anche a Mit Salsil in molti non credono alla versione ufficiale. Giovedì 30 agosto alcune centinaia di persone si radunano davanti alla casa della famiglia colpita dalla tragedia. Vogliono bloccare l’arteria principale della città e marciano verso la stazione di polizia al grido «Mahmud è innocente».

POI LE FORZE DI SICUREZZA intervengono, attaccano con i lacrimogeni e disperdono violentemente la folla. Da allora la città è in stato d’assedio. Alcune immagini diffuse da Al Jazeera mostrano le strade presidiate da decine di mezzi della polizia. Per gli attivisti locali sarebbe scattata una vera e propria rappresaglia delle forze di sicurezza, che hanno devastato numerose attività commerciali e arrestato 28 persone: una punizione collettiva alla popolazione che si è schierata contro le autorità. Negli ultimi giorni la vicenda si è arricchita di risvolti inquietanti. Alcuni attivisti hanno diffuso documenti che proverebbero un’altra versione dei fatti. Pare che nei mesi precedenti Nezmi avesse denunciato alcuni alti funzionari dei servizi di sicurezza per un loro presunto coinvolgimento in un traffico di armi, droga e reperti archeologici. Secondo alcuni l’uomo era in possesso di prove che incastravano un generale della polizia criminale ed altri suoi associati.

LA NOTIZIA SAREBBE ARRIVATA fino al famigerato Magdi Abdel Ghaffar, allora ministro degli Interni (lo stesso che era in carica al momento dell’omicidio di Giulio Regeni, e che ha tentato in tutti i modi di insabbiare il caso, facendo uccidere 5 innocenti). Anche secondo i familiari dietro il delitto ci sono «pezzi grossi», ma dicono di non poter parlare ai media per le minacce di morte ricevute.

Difficile chiarire tutti i punti oscuri. In un paese in cui la stampa indipendente è stata spazzata via, è però sempre più evidente il divario tra le verità del governo e le percezioni degli egiziani. Quella che Amro Ali ha definito una «guerra di logoramento contro la razionalità», uno scontro continuo tra la propaganda e vita reale. Ma il dissenso e la sfiducia continuano a serpeggiare in quei pochi interstizi che il regime non è riuscito a occupare. E a volte le contraddizioni esplodono anche nello spazio pubblico, dove i legami di comunità e la fiducia tra le persone riescono ancora a essere più forti della repressione e della paura.