Il passo era nell’aria da tempo, da quando, alla fine del 2013, le autorità egiziane post-golpiste avevano dichiarato i Fratelli Musulmani “organizzazione terroristica”. Eppure ieri l’annuncio è ugualmente piombato su Gaza con il peso di un macigno. La giustizia egiziana ha messo fuorilegge Hamas, il movimento islamico palestinese, perchè “alleato” dei Fratelli Musulmani e del deposto presidente Mohammed Morsi. Se dirigenti e militanti di Hamas proveranno ad entrare in Egitto, hanno fatto sapere alcuni funzionari della sicurezza, saranno arrestati.

E’ un colpo duro per il movimento islamico, stretto nella morsa del blocco israeliano di Gaza e ora colpito dalla sentenza egiziana. Meno di anno fa Hamas era al culmine della sua ascesa nella regione, forte dei riconoscimenti di Qatar, Bahrain e di altre monarchie arabe, protetto e aiutato dall’organizzazione-madre, i Fratelli Musulmani, vincitori delle elezioni legislative e presidenziali egiziane. Il suo leader, Khaled Mashaal, ad ogni visita al Cairo, era accolto come un capo di stato. Dallo scorso 3 luglio, giorno del golpe militare in Egitto, la Striscia è ancora di più una prigione a cielo aperto controllata da carcerieri israeliani ed egiziani.

Il premier di Hamas, Ismail Haniyyeh, ieri sera non aveva ancora commentato la sentenza ma il suo consigliere per gli affari esteri, Basem Naim, ha detto che «significa lo strangolamento della resistenza palestinese e un favore all’occupazione israeliana». Solidale, almeno in apparenza, con Hamas è il partito rivale Fatah che si augura che il provvedimento sia solo “temporaneo” e assicura che non influirà sui negoziati per la riconciliazione tra le due forze politiche. Non c’è dubbio che il passo egiziano abbia reso felici non pochi dirigenti di Fatah che insistono per l’isolamento totale di Hamas. Allo stesso tempo all’interno del movimento guidato dal presidente dell’Olp Abu Mazen non pochi valutano le ricadute negative per tutti i palestinesi di una decisione così dura contro una forza politica che rappresenta un’ampia porzione di popolazione.

I giudici egiziani accusano Hamas di fornire sostegno ai jihadisti che agiscono nella penisola del Sinai e di partecipazione in una serie di evasioni violente, all’inizio della rivoluzione anti-Mubarak nel 2011. Quest’ultima accusa coinvolge anche il presidente deposto Morsi. Hamas ha sempre negato con forza qualsiasi coinvolgimento, spiegando che è suo interesse avere buone relazioni con l’Egitto. A pagare di più per la tensione tra le due parti sono i civili di Gaza, senza alcuna colpa. 1,7 milioni di persone che hanno visto con sgomento l’Egitto distruggere 1300 gallerie sotterranee tra il Sinai e Gaza da dove passavano tanti generi di prima necessità, a cominciare dalle medicine a basso costo. Persone che ora si aspettano una chiusura a tempo indeterminato del valico di Rafah con l’Egitto, già ora aperto per non più di cinque giorni al mese.