Egitto, eseguita la prima condanna a morte contro i Fratelli musulmani
Egitto In corso una faida tra l’élite militare e gli uomini vicini all’ex presidente Mubarak che potrebbe costare la poltrona dello stesso al-Sisi
Egitto In corso una faida tra l’élite militare e gli uomini vicini all’ex presidente Mubarak che potrebbe costare la poltrona dello stesso al-Sisi
Mahmud Ramadan è il primo sostenitore dei Fratelli musulmani a essere condannato a morte. Sono state centinaia le pene capitali disposte dalle Corti di Minya, Alessandria e Giza in seguito alla resistenza che gli islamisti opposero alla deposizione forzosa dell’ex presidente Morsi nel luglio 2013. La condanna riguarda l’ormai noto processo di Alessandria, costruito su prove video che mostrerebbero due giovani defenestrati da un palazzo del quartiere di Sidi Gaber. Il primo dei due morì sul colpo, il secondo Hamad Badr, 19 anni, sulla strada verso l’ospedale.
Negli scontri del 3 luglio 2013, giorno del golpe militare, ad Alessandria morirono 18 persone, in una manifestazione venne ucciso, a coltellate, anche l’insegnante canadese Andrew Pochter.
Il padre di una delle vittime ha raccontato che suo figlio sarebbe stato prelevato dal suo appartamento e condotto da Ramadan sul terrazzo del palazzo e gettato nel vuoto. La Fratellanza si è sempre dichiarata estranea ai fatti. Nei processi sommari e di massa degli ultimi mesi, centinaia di islamisti sono stati condannati a morte nella più dura repressione che il movimento ha subito sin dalla sua formazione. Molte delle pene capitali sono state poi trasformate in ergastoli, ma i leader del movimento ancora rischiano la forca.
Dopo il golpe e il massacro di Rabaa, migliaia di sostenitori dei Fratelli musulmani risultato scomparsi in Egitto. Sono centinaia poi le opere caritatevoli, gli ospedali e le scuole chiuse in questi mesi per impedire una rinnovata partecipazione politica del movimento. L’intero movimento è stato dichiarato illegale dalla magistratura egiziana colpendo al ventre la principale forza di opposizione in Egitto. Eppure con l’approssimarsi delle elezioni parlamentari, ora rinviate sine die, sembrava che il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi avesse avviato un tentativo di riconciliazione con quei politici islamisti che avessero rinnegato la loro appartenenza al movimento.
In realtà, l’esecuzione della prima condanna a morte, sebbene di un caso molto particolare che con le immagini video mostrate dalla televisione pubblica, ha provocato lo sdegno di molti egiziani, arriva a poche ore dal rimpasto di governo che ha visto avvicendarsi al ministero dell’Interno Mohamed Ibrahim, il politico che ha messo in atto la strage di Rabaa, con l’ex capo della Sicurezza di Stato (Amn el-dawla), Abdel Ghaffar. Sarebbe in corso una faida tra l’élite militare e gli uomini vicini all’ex presidente Mubarak che potrebbe costare la poltrona dello stesso al-Sisi in favore dei faccendieri riabilitati del dissolto Partito nazionale democratico in vista di un possibile voto per le parlamentari.
Da mesi c’è uno scontro negli atenei e per le strade con continui scoppi di ordigni rudimentali. L’ultimo ha causato un morto a Mahallah al-Kubra, città del Delta del Nilo nota per l’attivismo dei movimenti operai.
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