Una voragine, un enorme sbrego nell’asfalto, insomma un buco largo tre metri e profondo venti, apertosi domenica sera, Pasqua, in una strada di Centocelle, periferia est della Capitale, è diventata la protagonista del dibattito sulle prossime amministrative di Roma. Quattordici famiglie hanno dovuto lasciare le proprie case per andare stare – non è chiaro per quanto – in albergo.

È questa la location reale e concreta – il dark side della Grande Bellezza – su cui svolazza il soporifero dibattito politico sulle amministrative di giugno (la data è presunta, il governo ancora non l’ha stabilita ufficialmente). Ieri i candidati si sono azzuffati sulla grande buca. «Questa città ha un bisogno enorme di manutenzione e di cura. Le periferie sono presenti nell’agenda della politica soltanto in campagna elettorale», attacca Stefano Fassina. «È la metafora dell’abbandono di Roma, una città che sprofonda per colpa della cattiva politica», dice dall’altra parte Guido Bertolaso, ancora in corsa – per ora – per Forza Italia. Roberto Giachetti, candidato del Pd, ieri su facebook ha postato una sua foto sugli argini del Tevere, insieme a quella di Claudio Santamaria-Jeeg Robot, protagonista di un film giù stracult per i romani. «Per fare bene il sindaco di Roma ci vorrebbero i superpoteri», «ma forse no. Forse per fare il sindaco di Roma bastano poteri “normali”. La serietà e l’esperienza», «il potere di dire no a chi ha più potere di te», «se ho questi poteri oppure no, sarete voi a deciderlo, con il vostro voto». «Jeeg Robè» può aspettare. Tuttavia circolano sondaggi che danno Giachetti di un’incollatura sopra la candidata Va 5 stelle Virginia Raggi. Nella domenica di Pasqua ne ha pubblicato uno Huffington Post (la fonte è Scenari Politici) secondo cui il candidato Pd è al 26,6 per cento dei consensi, Raggi al 25, dietro c’è Giorgia Meloni al 17,7 e in coda un trio composto da Bertolaso con il 10,5, Alfio Marchini con l’8,9 e Stefano Fassina (Sinistra italiana) al 6,4.
Cifre che hanno dell’incredibile – sarebbe notevolissima la rimonta dem, fino a qualche giorno fa dato dietro ai 5 stelle -, ma anche numeri che potrebbero essere sballati, poco o tanto, da un cambio di scenario improvviso, a destra come a sinistra. A destra Bertolaso viene dato come sempre più vicino al ritiro a favore di Marchini.

A sinistra invece già domani un nome potrebbe sparigliare. Domattina alle 11 alla sede della Stampa estera inizierà il valzer delle presentazioni dell’ormai famoso libro di Ignazio Marino, tratto – forse solo in parte – dai celebri taccuini neri in cui avrebbe preso nota giorno per giorno delle pressioni che gli ha fatto il suo partito, il Pd, nel corso della sua sindacatura. Ci sarebbero anche pagine non lusinghiere che riguardano gli alleati di Sinistra ecologia e libertà. Il libro sarà presentato il giorno dopo ancora a Roma alla Feltrinelli di via Appia; seguirà un fitto programma di lanci in tv, per la gioia dell’editore Feltrinelli. Per domani dunque sono in molti ad aspettarsi anche l’annuncio della candidatura dell’ex sindaco. C’è chi invece parla del lancio di una convention in cui l’ex sindaco vorrebbe riunire tutto il centrosinistra, che però lui ha contribuito a dividere, a suo tempo fino a queste ore.
Ma le indecisioni di Marino ormai hanno sfinito i possibili alleati di sinistra, da mesi in attesa del chirurgo. In primis sfinito è Fassina, in corsa da novembre ma con l’eterna spada di Damocle del possibile alleato-competitore pronto a insidiargli l’appoggio dello stato maggiore della ’fu’ Sel. «Noi abbiamo cercato di unire tutte le forze disponibili e impegnate in un progetto di radicale discontinuità. È evidente se ci fosse un ingresso in campo a questo punto senza coordinamento credo che non farebbe bene a nessun progetto, neanche quello di Ignazio Marino», spiega a chi glielo chiede. «La nostra disponibilità al dialogo e alla collaborazione è sempre la più ampia», ripete Paolo Cento, segretario di Sel Roma. Ma è sempre più chiaro che se Marino deciderà per una corsa, questa corsa sarebbe destinata innanzitutto a dividere la sinistra-sinistra, più che il Pd.