«Tutto cambia a velocità prodigiosa. Per esempio, si è persa l’abitudine di tenere indosso i guanti nei salotti. Li si lascia al guardaroba. Si comincia a portare sempre meno anche la bombetta, osando girare in città con un cappello floscio di feltro». Figura avvolta da un alone sulfureo, traditore di se stesso e degli altri in mille avventure al limite del crimine, Maurice Sachs sparì risucchiato nel crepuscolo degli dèi hitleriano, con la contraddittoria fama di avere svolto una carriera infame di delatore, oppure anche di aver salvato alcune persone, inviando rapporti falsi alla Gestapo, alla quale collaborava per denaro; entrambe le azioni gli furono possibili, in una ridda di doppi fondi, giochi di ruolo, travestimenti, che infine gli risultarono fatali. La sua morte è avvolta nel mistero, ma molte fonti parlano di una conclusione orrorifica: un linciaggio a opera dei suoi compagni di prigionia, che infine lo gettarono in pasto ai cani.

Notevolissimo è il suo Il Sabba Ricordi di una giovinezza burrascosa, già uscito negli anni Sessanta da SugarCo e riproposto poi nel 2011 da Adelphi (nella ottima traduzione di Turolla e Carra). Tra queste pagine racconta come Jean Cocteau (prima suo protettore e poi suo nemico, nella sua agitata visione) avesse fatto da tramite per Jacques Maritain, per una spettacolare conversione al cattolicesimo, avvenuta di fronte al tout Paris plaudente. Salvo poi ammettere che l’unica vera attrazione alla nuova fede per questo beau garçon di famiglia ebraica (il suo vero nome era Ettinhgausen) era l’abito talare che gli permetteva un travestimento quasi femminile, in cui poter godere di una gayissima estasi.

Ora Lindau manda in libreria lo scoppiettante Ai tempi del Boeuf sur le toit (nella vivace traduzione di Federico Zaniboni, pp. 250, € 22,00), diario di un’epoca di profondo cambiamento, vissuto in prima persona in un ambiente artistico survoltato e effervescente. Il titolo rimanda al locale fondato da Louys Moysès nel 1921 (e ancora in attività come ristorante, ad altro indirizzo), di cui per qualche tempo Cocteau fu il consulente artistico.

Molteplici sono le leggende onomastiche sul perché del nome, che secondo Darius Milhaud, autore del balletto omonimo, deriverebbe dalla traduzione di un brano folklorico brasiliano: O boi no Telhado. Siamo quindi nell’epoca dello sfrenamento, quando Raymond Radiguet, altro astro del pianeta Cocteau, dichiarava nel suo mirabile Il diavolo in corpo che in fondo il conflitto da poco concluso era stato solo una ottima occasione per gli adolescenti sregolati, di darsi alle gioie carnali delle grandes vacances. Maurice è un wannabe, desidera stare vicino all’élite e si muove per arrivare nei luoghi dove desidera.

Nelle prime pagine del diario lo vediamo mentre si fa fotografare a Deauville, con la star del varietà Gaby Deslis, che entra in acqua in un costume attillato di raso nero, indossando scarpe col tacco e un turbante con egrettes. Il giovane autore di queste note sa benissimo di stare proiettando l’immagine di sé come giovane frivolo, di lì a poco trasformato nel profilo di un rapace. Poco prima del tragico finale in terra tedesca, Sachs ebbe un legame per necessità con Violette Leduc: la grande autrice della Bastarda lo ricorda come una creatura mercuriale; il suo personaggio è appena sfiorato nel biopic di Martin Provost del 2013, Violette.

Le pagine del Boeuf sono soprattutto il diario della conquista di Parigi, che si declina in primo luogo in una sottile osservazione del costume. Le dame: «si sentono obbligate a cercare nuove scuse per la civetteria in tempo di pace, e le hanno trovate. Non bisogna forse distrarre i mariti rientrati dal fronte?, dicono. Non bisogna sostituire i morti?».

L’argomento del giorno è l’arte moderna, di cui i giovani parlano con fierezza, mentre gli adulti alzano le spalle, sentendosene esclusi. Lettore accanito della Nouvelle Revue Française, appassionato cultore di Gide e Proust, il giovane Sachs non si perde un evento alla moda. È presente quando Erik Satie esegue il suo metafisico Socrate a casa della libraia geniale Adrienne Monnier e proprio in quell’evento vede l’autore dei Sotterranei del Vaticano e il suo futuro mentore Cocteau, ma, pur avendo un animo da groupie, per il momento ritiene più opportuno stare in disparte.

Il suo primo accompagnatore nel bel mondo è Blaise Alias, «ragazzo affascinante, ma squattrinato», che si occupa di alleggerire il giovane di buona famiglia, svolgendo un ruolo simile a quello che Sachs, per buona parte della sua vita in bolletta, svolgerà nella vita altrui. Prima di comprendere la sua preferenza in ambito di eros, frequenta numerose demoiselles, che presto lo stufano. Lo scopo del giovane Maurice è lo splendore, poter abbagliare nel gran teatro del mondo della società, ma ben presto comprende che quanti si dedicano a questa missione hanno i giorni contati, come Adelina Patti, di cui commemora la fine melanconica.