Edward Snowden parla al Consiglio d’Europa: non di persona, ma in videoconferenza, in collegamento dalla Russia. Un’audizione relativa al Datagate, il grande scandalo delle intercettazioni illegali messo in atto dall’Agenzia per la sicurezza Usa (Nsa). Snowden lo ha rivelato al mondo l’estate scorsa, ma dagli 1,7 milioni di file confidenziali, consegnati al giornalista Glenn Greenwald, continuano a uscire notizie imbarazzanti per Washington e i suoi alleati. Snowden è ricercato per furto di documenti riservati, pericolosi per la sicurezza Usa, e per questo rischia una condanna pesante. Per aver rivelato a Julian Assange e al sito Wikileaks il Cablogate, l’ex soldato Bradley Manning (ora Chelsea) deve scontare 35 anni di carcere. E se Assange venisse estradato in Svezia e da lì negli Stati uniti, potrebbe andare all’ergastolo o alla pena di morte.

Nell’audizione di ieri, Snowden ha sostenuto di non aver attentato alla sicurezza del suo paese ma di averla anzi rafforzata: per questo – ha detto – chi svela le illegalità commesse dai governi dovrebbe essere protetto e non perseguito. La fonte del Datagate non era un semplice tecnico informatico, ma un ufficiale dei servizi segreti. Lo ha rivelato a fine maggio durante un’intervista televisiva alla Nbc, precisando di aver effettuato missioni sotto copertura all’estero, e di aver tenuto conferenze sullo spionaggio elettronico alle agenzie di intelligence e alla Difesa: gli Usa ottenevano più informazioni dai computer che dagli esseri umani, ha affermato in quell’occasione.

In videoconferenza, pur senza fornire dettagli «perché la questione è ancora aperta», Snowden ha detto di aver provato più volte a sollevare il problema dello spionaggio di massa all’interno della Nsa, ma senza successo: la faccenda non sembrava impensierire né i colleghi di grado pari al suo, né i superiori, che anzi lo hanno sconsigliato dall’insistere per evitare guai. Di guai, invece, il giovane 007 se n’è procurati parecchi, e deve ancora affrontarne di grossi.

Il 23 giugno del 2013, un volo proveniente da Hong Kong lo deposita all’aeroporto moscovita di Sheremetievo, dove resta bloccato finché la Russia non gli concede asilo temporaneo, ai primi di agosto. Inizialmente è diretto in Ecuador via Mosca, ma le autorità Usa gli revocano il passaporto e rimane imbottigliato in Russia. Mentre il Datagate scuote la scena internazionale, Snowden chiede asilo politico a vari governi. Lo ottiene da alcuni paesi dell’America latina: Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua. Non dall’Argentina e dal Brasile, a cui ha nuovamente indirizzato richieste ufficiali ora che il suo asilo in Russia sta per terminare. In Brasile potrebbe contribuire all’inchiesta in corso sulle intercettazioni compiute dalla Nsa ai più alti livelli di governo (a partire dalla presidente Dilma Rousseff).

Nell’intervista alla Nbc, l’ex agente segreto ha affermato di voler rientrare negli Usa e – secondo quanto ha rivelato il settimanale tedesco Der Spiegel – vi sarebbero trattative in corso. A garanzia della propria incolumità, Snowden ha tenuto in serbo alcuni dei file più importanti, da pubblicare in caso di morte prematura. Ha anche fornito a Greenwald il «Tails», un programma di criptaggio che consente di evitare censure, di cui si parlerà all’Hacmeeting di Bologna, nel fine settimana.