«Polisemica poetica immaginifica»: così definirei il Teatro di Enzo Moscato. Una dialettica irregolare, metateatrale, che plasma gli opposti e i contrari; dialettica spinta dall’urgenza di rottura con la scena teatrale convenzionale e borghese. Una scrittura drammaturgica di ricerca in cui convivono modelli espressivi e culturali differenti. Elementi che si riscontrano in Tà-kài-Tà (Editoria & Spettacolo, 2020), prefazione e cura di Antonia Lezza. Lavoro teatrale dedicato a Eduardo De Filippo, messo in scena nel 2012 con lo stesso Moscato e Isa Danieli.

«Eccola qua…l’autentica mia pena…/il segreto dolore, che, tanto in assoluto, per bene, ho conosciuto!/Sotto chiave…sotto chiave, l’ho tenuto, nel mio cuore…/n’esistenza per intera…/Eccolo, ’o turmiento, che, da subito, ho riposto dint’ ’o gelo…/dint’ ’o vitro… nel cristallo…», così Moscato descrive il dolore di Eduardo per la morte della piccola figlia, Luisella. Un testo che appura la presunta indifferenza di Moscato con l’opera di Eduardo, partendo con uno squarcio su un tragico avvenimento, la morte della figlia e con rimandi alla vita artistica. In tale ‘tragitto visionario’, l’ombra di Eduardo si sdoppia in E.1 ed E.2.

«Il testo è molto interessante perché, nonostante Moscato non si senta figlio di Eduardo, come ha più volte ribadito e scritto, vuole chiarire alcuni aspetti prorompenti della sua drammaturgia, della sua formazione, del suo forte approccio alla tradizione, non tralasciando – e questo va sottolineato – le sue vicende private e i suoi rapporti familiari per cui non è opportuno trattare la drammaturgia di Eduardo, così complessa e stratificata, in modo superficiale.», asserisce Antonia Lezza. È una polisemia poetica vissuta come sperimentazione assoluta, ovvero profonda, lacerante, estrema. Un Teatro inteso come parte integrante della vita, della ricerca scenica, delle relazioni, della malattia, della memoria, dell’esistenza. Il testo si presenta come un irrequieto, irregolare e frammentario flusso di immagini ed emozioni, con espliciti rinvii (peculiarità di Moscato) ad altre sue opere: Rasoi, Kinder-Traum Seminar, Compleanno.

Tà-kài-Tà fa riferimento anche al rapporto di Eduardo con Pier Paolo Pasolini e al film Porno – Teo – Kolossal che li avrebbe visti insieme, se il 2 novembre 1975 Pasolini non fosse stato trucidato. «Era soprattutto un uomo molto buono – dissi a me stesso – quando, dal televisore acceso, seppi, il giorno dopo, due novembre, dì dei Morti, che lo avevano ammazzato brutalmente. No. Non dissi che era un poeta, non dissi che era stato un grande, no, no: ricordo che dissi semplicemente così: che era, soprattutto, ormai era stato!, un uomo molto buono…», con tali parole Moscato rievoca l’onestà morale e intellettuale di Pasolini. Inoltre, si evidenzia una forte connessione tra loro, in primis la propensione per la poesia, il narrare con rigore la società, ma sostanzialmente la netta coerenza. Tà-kài-Tà è strutturato in quattro sezioni: Cantata dei Fantasmi e degli Spiriti, Diverse Facce della Forma Semplice, Carbonio 14, The Final Courtain.

Dove la scrittura drammaturgica, mai così palesemente, tradisce, si distacca dal testo della mise en espace privilegiando il fulcro basilare, composto dalla coppia E.1 e E.2, ovvero Eduardo e il suo doppio.
Una «stratificata complessità», dichiara Moscato, composta da esposizioni in apparenza minime, citazioni erudite e attimi di autentico lirismo; Moscato, da sempre, rinuncia alla trama, per il pensiero poetante; poiché «la poesia – scrive il drammaturgo – è una ricerca incessante, ». Tà-kài-Tà è una vertigine poetica, un’onda-pensiero, un rituale «in un gioco di intermittenza – per così dire».