Per ottenere i fondi pubblici per l’editoria destinati ai suoi giornali fiorentini, nel 2002 Denis Verdini e il suo braccio destro Massimo Parisi acquistarono le quote societarie della coop Settemari da un movimento politico veneto, la Lega delle Regioni, con sede a Marghera ed editore di una testata. Per evitare i controlli – all’epoca quasi inesistenti – uno dei soci veneti della Settemari rimase in carica nella coop. Mentre Parisi e altri fiorentini si iscrissero alla Lega delle Regioni.

Un’apparenza perseguita fino in fondo – osserva il gip Paola Belsito – con l’incredibile trasferimento del movimento federalista veneto in Toscana, nel 2005, da Venezia a Firenze». Si legge questo e altro nell’ordinanza con cui il gip ha dato il via libera al sequestro preventivo di beni per 12 milioni di euro a carico della Settemari, di Verdini e Parisi e di altre persone coinvolte nell’inchiesta per truffa ai danni dello Stato. Fra i sequestri anche i conti correnti delle società e quelli personali degli indagati compreso Parisi, coordinatore toscano del Pdl appena rieletto deputato. Circa 2 milioni si legano al vecchio sequestro di 10,8 milioni nel 2011 per la società editrice del Giornale della Toscana (Ste). Sono un anno di contributi pubblici versati dopo il primo sequestro, quando l’inchiesta era già conclamata. Gli altri 10 riguardano la Settemari, che pubblicava Metropoli poi diventato Metropoli Day.

Nell’ordinanza il gip puntualizza: «Il movimento politico è elemento necessario per giustificare l’erogazione dei contributi dello Stato, e strumentale alle finalità di tipo truffaldino dei vertici della Settemari/Nte». Gli ideatori del meccanismo sono Verdini e Parisi. Quest’ultimo «ha amministrato per anni un gruppo composto da una serie di società accomunate, tra le altre cose, dalla finalità di voler massimizzare i risultati della truffa ideata ai danni dello Stato, e la cui contabilità veniva riveduta e corretta in maniera tale da perseguire gli obiettivi leciti e illeciti che ci si era prefissi, anche con l’emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti». L’inchiesta sulle coop fittizie di Verdini e Parisi è legata a filo doppio a quella per il crack del Credito cooperativo fiorentino, di cui Verdini è stato presidente per 20 anni. Su entrambe presto il gip deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio.

Secondo le accuse, nella gestione di Ste e Settemari ci sono state sovrafatturazioni per gonfiare i costi e ottenere più contributi; false dichiarazioni su diffusione e tiratura; false fatture per prestazioni non svolte. Tra le spese anche l’acquisto di una moto, di un’auto, e il pagamento del notaio nella compravendita di una casa ad alcuni amministratori.