La Federazione nazionale della stampa (Fnsi), il sindacato dei giornalisti, adotterà tutte le «più efficaci forme di lotta, compreso lo sciopero» per rispondere «ai continui attacchi all’informazione» del governo che ha tagliato «i contributi pubblici a partire da Radio Radicale, Il Manifesto, Avvenire, i giornali diocesani e in cooperativa». Azioni «volte a scardinare i principi sanciti dalla Costituzione per il diritto dei cittadini ad essere informati; i bavagli imposti ai cronisti attraverso le minacce, le querele temerarie e il carcere per i giornalisti previsto in caso di condanna per diffamazione; l’umiliazione del lavoro autonomo».

È questo il mandato conferito dall’assemblea dei comitati di redazione svoltasi ieri al cinema Adriano di Roma alla segreteria e dalla giunta della Fnsi. A queste ultime è stato affidato «il compito di determinare i «tempi e modi di attuazione» della mobilitazione. Il comitato di redazione de Il Manifesto ha proposto lo sciopero e appoggia il percorso articolato stabilito nel documento approvato all’unanimità dall’assemblea.

Gli «stati generali» dell’editoria convocati dal governo il 25 marzo scorso – si concluderanno a settembre con la presentazione di testi di legge – possono essere «l’occasione» per trovare una soluzione a questi problemi nell’ottica di «una vera riforma del settore, non una resa dei conti» ha detto il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso aprendo i lavori dell’assemblea. Tuttavia, le premesse «non sono incoraggianti» ha aggiunto Lorusso che ha citato la mannaia che si abbatterà tra sei giorni su Radio Radicale: il governo ha deciso di dimezzare (da 10 a 5 milioni di euro) per il 2019 – e successivamente non rinnovare – la convenzione per il servizio pubblico di trasmissione delle sedute del parlamento e delle istituzioni. A questo proposito, nel corso dell’assemblea Vincenzo Vita (Articolo 21) ha rilanciato la proposta di «moratoria», anche per dare modo e tempo per la tutela di un lavoro quarantennale della radio e del pluralismo nell’editoria cooperativa e no profit.

Per il sindacato gli «Stati generali» devono costituire «un’occasione di rilancio dell’occupazione», il luogo dove stabilire i criteri di interventi fiscali sugli «over the top» della rete che prosperano «aumentando il fatturato anche attraverso lo sfruttamento dei giornalisti». Al governo è stato chiesto di recepire la discussa «direttiva Ue sul diritto d’autore». Nel Consiglio europeo del 15 aprile scorso il governo ha votato contro.