La legge di bilancio pentaleghista cancella dal 2020 tutte le agevolazioni tariffarie per le spese postali, telefoniche, etc. in vigore sia per la carta stampata che per l’emittenza radio-tv.

Un taglio radicale che vale appena 28,2 milioni, come si legge nella relazione tecnica allegata alla manovra.

Secondo quanto ha raccolto l’Ansa in ambienti di governo, un ulteriore intervento parlamentare potrebbe arrivare dettagliando meglio i tagli per tutelare i piccoli giornali e l’editoria locale.

Su facebook il vicepremier Luigi Di Maio ammette che in consiglio dei ministri l’abolizione assoluta proposta dai 5 Stelle non è passata. «I tagli all’editoria – scrive il leader 5 Stelle – non li abbiamo approvati in Cdm perché stiamo vedendo bene le norme: qualcosa sarà aggiunto con un emendamento nella piena autonomia del Parlamento».

«La Lega – prosegue Di Maio – ha difeso le testate locali che spesso raccontano il paese molto meglio dei giornali nazionali. Ma vanno finanziati in maniera meritocratica».

Una posizione che il leghista Alessandro Morelli definisce «non talebana» e sulla quale «se l’intento è lavorare d’intesa con gli editori per la modernizzazione del settore, ben venga. Altrimenti (per il Carroccio, ndr) valuteremo con attenzione, sulla base della regola aurea per cui il tema non è nel contratto di governo».

Contro il taglio si sono espressi categoricamente Pd e Fi.