L’auspicio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di poter presto ringraziare il nuovo governo giallorosso «per un’adeguata attenzione alle questioni dell’informazione» deve aver fatto breccia. Perché ieri, nell’augurare buon lavoro «ai ministri Fioramonti, Spadafora e Franceschini», i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Cultura si sono detti certi che l’esecutivo Conte bis considererà «centrale» l’argomento sollevato dal capo dello Stato. Questione che inevitabilmente precipita sulla scelta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri cui andrà la delega per l’Editoria. Che, hanno annunciato i deputati grillini, «sarà affidata a breve».

E in effetti a Palazzo Chigi si sta giocando in queste ore una delle partite più importanti tra le due componenti del governo. Perché in pochi altri casi come questo il nome di chi otterrà la delega all’Editoria di fatto coincide con la politica che verrà attuata nei prossimi anni per tutelare il pluralismo e la libertà di stampa nel nostro Paese (che è attualmente al 43esimo posto su 180 nella classifica mondiale di Reporters sans frontières) e per «rilanciare la funzione essenziale della mediazione giornalistica» tanto svilita dai grillini, come si augura il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna.

Ed è per questo che i parlamentari pentastellati hanno inviato un messaggio di sostegno al loro capo politico ancora impegnato in un braccio di ferro con il Pd per riempire le ultime caselle. Luigi Di Maio in particolare insiste con quello che è un cavallo di battaglia ideologico del Movimento, e all’Editoria vorrebbe confermare il suo uomo, Vito Crimi, il sottosegretario che nel giro di 14 mesi ha trasformato la lotta alla «casta dei giornalisti» (fondativa dell’identità grillina) in una guerra aperta alle testate prodotte da editori puri, quali sono le cooperative di cronisti e poligrafici (tra i quali molti giornali locali, l’Avvenire e il manifesto).

Di contro, il Partito democratico, cui spetterebbe la nomina dell’altro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – avendo i 5 Stelle già “piazzato” Riccardo Fraccaro – preme affinché a varcare la soglia di Palazzo Chigi sia ora il deputato e giornalista Walter Verini, attuale commissario Pd in Umbria. Una figura apprezzata trasversalmente da tutta la maggioranza e che è senz’altro di garanzia del pluralismo e della libertà di stampa.

Sembra però che, nelle ultime ore, la competizione si sia allargata. E in lizza sia entrato anche l’attuale Segretario generale della Presidenza del Consiglio, Roberto Chieppa. Al momento gode di una grande probabilità di successo, in quanto “tecnico” molto vicino a Giuseppe Conte e che il premier vuole assolutamente al suo fianco, in qualunque veste.

Sulla faccenda è intervenuto ieri anche il sindacato dei giornalisti: «Per noi – ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso – non esistono governi più o meno amici, ma esecutivi da giudicare in base agli atti. Da questo punto di vista, gli atti e le prese di posizione di chi ha avuto la responsabilità dell’Editoria nel precedente governo sono stati orientati, purtroppo, a cancellare l’informazione professionale, a ridurre il pluralismo delle voci, a moltiplicare i tagli e i bavagli e a rendere l’occupazione sempre più precaria. Noi riteniamo che sia necessario cambiare completamente registro. Dal nuovo esecutivo – è la conclusione di Lorusso – ci aspettiamo una nuova stagione all’insegna del confronto e della massima attenzione al settore e al lavoro giornalistico».