Sono solo frutto di “annuncite”, o detta più in soldoni, praticamente “balle”. Le ripetute promesse e gli impegni del premier Matteo Renzi sullo “Sblocca Italia”, insieme a quelli del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, per il momento non hanno alcuna traduzione concreta, soprattutto perché mancano le risorse più volte date come reali. L’accusa viene dai tre sindacati degli edili – Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – che ieri hanno diffuso un dossier sulla crisi del settore, in occasione dell’Assemblea nazionale dei quadri e delegati.

Ecco a che punto starebbe lo stato dell’arte dei cantieri secondo gli edili: dei 3,89 miliardi di euro destinati alle opere infrastrutturali, saranno realmente spendibili quest’anno e il prossimo solo 296 milioni (meno del 10%, quindi), e nel 2016 si aggiungerebbero soltanto altri 455 milioni. Si dovrebbe andare ben oltre il 2017, insomma, per vedere spese delle cifre che erano state presentate al contrario come concrete e parecchio attuali.

Tanto che il ministro Lupi, qualche settimana fa, aveva parlato di «100 mila posti di lavoro»: promessa che secondo il sindacato è assolutamente impossibile da realizzare, visti gli attuali ritmi di spesa. «Il nostro è uno dei pochi settori in cui se investi, hai posti nell’immediato – spiega Walter Schiavella, segretario Fillea Cgil – Quindi possiamo fare proiezioni abbastanza precise, a maggior ragione per il fatto che non stiamo parlando di edilizia privata, ma di opere pubbliche».

Bene, anzi male: secondo Feneal, Filca e Fillea quest’anno il piano Lupi potrà dare soltanto «3 mila posti», che diventeranno «17 mila nel 2016, e 23 mila nel 2017». Insomma, meno di un quarto di quanto promesso dal titolare delle Infrastrutture, e per giunta nell’arco di oltre 3 anni.

«Del tutto insufficiente a far ripartire la crescita – commenta Domenico Pesenti, segretario Filca Cisl – I governi non hanno mai capito che il nostro settore è un traino per tutti gli altri. Gli incentivi per le ristrutturazioni vengono confermati anno per anno, nelle leggi di stabilità, invece di renderli strutturali. E sono segnati come un costo, anziché come un investimento, quando invece sono una delle poche voci che funziona».

Male anche i soldi stanziati per l’edilizia scolastica: stando ai ripetuti annunci di Renzi, sarebbero 3 miliardi di euro, ma quest’anno sono spendibili solo 300 milioni. «Noi cantieri non ne abbiamo visti – dice Schiavella – A meno di non considerare qualche pittura delle aule. Mentre la lista di richieste giunta a Palazzo Chigi è lunghissima».

Governo bocciato, ma i sindacati ancora ci sperano: «Chiediamo risorse reali e uno sblocco del Patto di stabilità, che impedisce a enti locali e istituzioni di spendere – dice Vito Panzarella, segretario Feneal Uil – Confermare gli incentivi, e anzi inserire un bonus fiscale per la messa a norma antisismica. Il regolamento unificato per l’edilizia comunale. Lo sblocco della cassa in deroga da parte del ministero del Lavoro, perché troppi addetti restano sospesi in un limbo».

Il settore edile è stato colpito da uno «tsunami», spiegano i sindacati: dal 2008 si sono persi 400 mila posti, quando gli iscritti alla cassa edile sono 700 mila (ma gli addetti, secondo l’Istat, sono 1,1 milioni). Molto ampio lo spazio del sommerso e del nero (40 miliardi l’evasione fiscale e contributiva), con un aumento dei morti nei cantieri oltre i 58 anni. Se il contratto è stato firmato in estate (52 euro al terzo livello, con una parte di salario differito, indirizzato alla previdenza complementare), resta aperto il problema di un’equa età pensionabile.