Dopo la recente «sorella» di Gesucristo, un’altra eroina esce dalla scrittura di Oscar De Summa e va a spezzare una lancia in favore della giovinezza. È l’adolescente Edi, protagonista di La cerimonia che l’autore-attore-regista pugliese presenta (al Fabbrichino di Prato, fino a oggi, prodotto dal Teatro Metastasio) come primo capitolo di una nuova trilogia, che si pone questa volta l’obiettivo di rintracciare le forme del mito nella società contemporanea.

In una scatola scenica bianca, quattro personaggi si espongono in un irreale e soffocante interno familiare, seduti immobili intorno a un tavolo, già pronti per la scena finale. Sono Edi(po), i suoi genitori, Gio(casta) e Laio, e Tigre (Tiresia), lo zio, i quali, a turno, esporranno relazioni e fatti di questa mancata tragedia incentrata sulla ricerca del sé e della sua collocazione nel mondo. La prima ad alzarsi e ad avanzare verso il pubblico è proprio la ragazzina (Marina Occhionero), svelando il processo di ricostruzione attraverso una serie di flashback dei piccoli accadimenti che l’hanno condotta fuori da quella solitudine anaffettiva, inaccettabile in un «normale» ménage quotidiano.

Madre e padre che si aggrediscono, accusandosi di incapacità e inadeguatezza al ruolo genitoriale, di fronte a Edi chiusa nella sua corazza beffarda e tracotante. Con una spavalderia che annichilisce la madre iperprotettiva e il padre distratto dal lavoro e assente. Tutti ingredienti all’origine di quella condizione giovanile definita, in Giappone, «hikikomori», lo stare in disparte e fuori dalla società, in un isolamento fisico che l’esistenza digitale in rete suggella.

Edi non cerca nulla, né l’acquisto dell’ultimo telefonino può entusiasmarla, mentre annoiata ascolta le preoccupazioni del padre per il Millennium bug – siamo nel 1999. Solo Tigre-De Summa riesce a scuotere la sua apatia e forse è proprio lui a suggerirle il cammino.
I due parlano e giocano alla boxe in casa, ma le emozioni mancano e nulla cambia. Anzi, Edi ha deciso di non andare più a scuola. Allora Tigre la porta addirittura a sparare… Quei colpi condivisi con lo zio, che vede con gli occhi del sopravvissuto a un incidente stradale, la guidano nei preparativi di un insolito rituale di passaggio all’età adulta.

Accompagnata da una scaletta musicale, che da Manu Chau arriva a Tori Amos, passando per i Massive Attack e Skunk Anansie, la sconcertante indagine sociologica di De Summa si rivela, coniugando due opposti registri drammaturgici, prosaico fino al turpiloquio nell’attuazione dei fatti e aulico nello scavo introspettivo, i cui versi talvolta sono proiettati sul fondale come iterazione poetica alla dimensione onirica. Una bella rivisitazione del mito di Edipo, questa Cerimonia, come inno alla cura del sé e alla conquista della propria identità