Ed è subito serial: un titolo rubato alla poesia ermetica di Quasimodo, per un «Quasi» volume a fumetti che è in realtà un divertente oggetto libro tra satira, design, cinefilia, fumetto, musica e molto altro ancora. Ne parliamo con l’autore, Massimo Giacon, one-man show abituato ai più svariati ambiti creativi: «In realtà nel mondo creativo la figura dell’artista eclettico è sempre esistita. È una forma di curiosità, ma anche una maledizione, perché in questo mondo c’è sempre meno spazio per geniali dilettanti, le aziende non riescono ad inquadrarti. È la ragione per cui oggi un autore, un artista, un illustratore, un musicista, un designer, un architetto una volta che ha trovato la formula per il successo non cambia più».

ED È PROPRIO dall’abbraccio fra l’arte di Giacon e il mezzo televisivo che nasce il progetto Ed è subito serial. Ricorda lo sceneggiatore e disegnatore veneto: «Inizialmente, il libro doveva essere una mostra di originali. Ragionavo sul concetto di ’famiglia allargata’ che oggi creiamo nell’etere. Con i nostri consanguinei abbiamo sempre meno rapporti. Quando emergono segreti nascosti, ci chiediamo: ’come abbiamo fatto a non accorgercene?’ La risposta è che ce ne siamo fregati, perché coltivare relazioni con persone fisiche oggi è complicato. Tuttavia, abbiamo una grande confidenza con i personaggi tv, sono loro la nostra nuova famiglia, una famiglia che fortunatamente ci ignora, non ci ricatterà mai sentimentalmente né ci chiederà favori. Inizialmente volevo disegnare 365 ritratti, uno al giorno, prendendo a caso quello che vedevo in televisione in un momento altrettanto casuale della giornata. Avrei esposto i disegni al pubblico con una colonna sonora fatta da un ’blob’ di tg, spot, telefilm, sit-com, talk show. Volevo esporli in penombra, dentro vecchie cornici, coperti di ragnatele finte, come se fossero i resti della nostra cultura dopo un’apocalisse nucleare».

Massimo Giacon

POI, IL PROGETTO si è evoluto: «Ho cominciato a scrivere su facebook le mie impressioni sulle serie che seguivo in tv o in rete. Non lo facevo tutti i giorni, ma quanto bastava per passare ore a discutere con altri nerd. A un certo punto, il patron di 001 Edizioni mi disse che si poteva pensare a un libro vero e proprio… ». Solo serial tv, dunque: «La narrazione televisiva è un territorio vastissimo, ho scelto il territorio dei serial perché mi offriva la possibilità di parlare dell’evoluzione del costume, e anche di come avevano influenzato me e la mia vita. Non si è trattato di una semplice raccolta di recensioni disegnate, ma di un vero graphic novel». Unico criterio, quello di parlare esclusivamente di serie conosciute e apprezzate: «Son rimasto sorpreso da Il Miracolo di Ammaniti. È un prodotto italiano tutto sommato abbastanza coraggioso, come The Young Pope di Sorrentino. The Terror, prodotto da Ridley Scott e ambientato durante la conquista del Polo, è stato una piacevole scoperta, dato che me ne avevano parlato malissimo, e invece si è rivelato solido e di rara tenuta narrativa». Disegnare le Tv può essere semplice o complicato, però: «La serie più facile è stata Smallville, sulla giovinezza di Superman. Mi sono concentrato su Lex Luthor, che diventa malvagio suo malgrado, ma che è sempre sospeso tra amicizia e cattiveria, con delle spinte irrazionali verso il bene. È stato difficile disegnare Buffy».

ANCHE la trappola della caricatura è stata aggirata: «Premetto che la caricatura non mi è mai piaciuta, preferisco parlare di ritratto grottesco, nell’onda di Ralph Steadman, Drew Friedman, o per tornare a noi, Tullio Pericoli. Quel tipo di approccio a me piace molto, come anche la maniera di ritrarre le persone di Mannelli o di Bacilieri. Io molto modestamente ho fatto la mia parte, tenendo presente i modelli di riferimento, ma non pensando minimamente di competere con loro. Detesto Forattini, quello è il tipo di caricatura da cui ho preso subito le distanze».