In Ecuador domani arriva papa Bergoglio per la prima visita in America latina (quella in Brasile era stata programmata dal suo predecessore) che proseguirà poi in Bolivia e in Paraguay, e a settembre a Cuba.

Intanto, continuano le proteste violente dell’opposizione al governo di Rafael Correa dopo la presentazione di testo di legge sulla tassazione dell’eredità che avrebbe dovuto essere discusso dal parlamento. Correa lo ha ritirato e ha invitato tutti i settori al dialogo, ma le classi dominanti, che vedono minacciati i propri privilegi, non si placano, e aizzano anche lo scontento che alberga in certe componenti indigeniste e corporative. Vi sono stati diversi feriti.

Il governo ha reso pubblico un piano destabilizzante e ha denunciato «un golpe suave simile a quello in marcia in Venezuela». Intanto, migliaia di sostenitori della coalizione governativa Alianza Pais si riversano per le strade per sostenere Correa e garantire che la visita del papa si svolga senza incidenti. In Italia, diverse organizzazioni ecuadoriane di migranti, appoggiate da un arco di associazioni, partiti e movimenti che sostengono la «revolucion ciudadana» hanno inviato una lettera a Bergoglio: «Papa Francesco, la Revolucion Ciudadana in Ecuador ci ha restituito la dignità e l’orgoglio di essere ecuadoriani. Ci ha dato accesso a istruzione e salute.

Ci ha permesso di ridurre le disuguaglianze etniche, economiche e sociali. La Revolucion Ciudadana non lascia indietro i poveri e gli emarginati. Papa Francesco non permettere che l’opulenza dei più ricchi e l’oligarchia delle classi storicamente dominanti in America latina, ci facciano tornare indietro! Benvenuto in Ecuador, patria di tutti gli ecuadoriani liberi, patria di pace, membro dell’Alleanza Alba, parte di un continente che, unico al mondo, si è dichiarato libero dalle guerre».