La parola chiave è sempre quella: stabilità. Un mantra, un termine (wěn) ripetuto ben 41 volte da Li Keqiang durante la presentazione del rapporto di lavoro del governo in apertura della terza sessione della 13esima Assemblea nazionale del popolo. Come mantenere la stabilità ai tempi del Covid-19? Evitando l’esplosione del numero di persone senza lavoro e garantendo un tenore di vita accettabile. Per questo l’occupazione è la prima delle sei “stabilizzazioni” (le altre sono finanze, commercio, investimenti esteri, investimenti interni, aspettative) indicate dal Partito Comunista Cinese come base dei lavori parlamentari che si sono conclusi giovedì a Pechino. Niente target annuale di crescita, che secondo il presidente Xi Jinping sarebbe stato del 6% senza pandemia. Ma l’obiettivo dell’eliminazione della povertà assoluta entro la fine dell’anno (prima del 14esimo piano quinquennale) è stato confermato.

Riuscire nella doppia impresa non sarà facile: considerando i movimenti non ancora a pieno regime dei 291 milioni di migranti interni, il dato reale di disoccupazione potrebbe essere più alto del 5,9% ufficiale di marzo. Ed entro il 2020 oltre 8,7 milioni di laureati (un record) si affacceranno su un mercato del lavoro che comprende già 900 milioni di persone. Per farcela, il governo cinese ha predisposto un piano di salvataggio da 4 trilioni di yuan (559 miliardi di dollari), il più cospicuo della sua storia e che, rispetto al passato, si concentrerebbe più su imprese e lavoro e meno sulla spesa pubblica.

Il pacchetto comprende tagli a costi aziendali e interessi bancari, esenzioni fiscali, abbassamento dei prezzi dei servizi di pubblica utilità come l’elettricità. Segnali di welfare dopo i primi passi compiuti sulla riforma dello hukou. Ma sono previsti anche stimoli più classici come il trilione di yuan (140 miliardi di dollari) di spesa pubblica aggiuntiva da destinare soprattutto a grandi progetti infrastrutturali (che aumenterebbe il deficit dello 0,8% portandolo al 3,6% del pil), mentre un altro trilione proveniente da buoni speciali del tesoro andrà ai governi locali, invitati a concentrarsi sulla creazione di nuovi posti di lavoro.

Nel suo intervento, Xi ha insistito su mercato interno e autosufficienza. Le lianghui hanno risposto approvando misure di sicurezza alimentare ed energetica, volte a rafforzare produzione interna e diversificazione delle catene di approvvigionamento. Stesso discorso per il cruciale capitolo della tecnologia. Predisposto un piano di investimento da 1,4 trilioni di dollari per le “nuove infrastrutture”: reti 5G, intelligenza artificiale, automazione industriale e dei mezzi di trasporto (sia su gomma sia a elica).

L’altra novità, forse la più grande, è il via libera all’adozione di un codice civile, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2021. 84 capitoli e 1260 articoli che sistematizzano una serie di norme su contratti, successione, famiglia, matrimonio e diritti personali. Un risultato storico arrivato dopo decenni di tentativi cominciati sin dagli anni ’50. Addio alla politica dei due figli, che nel 2013 aveva preso il posto di quella del figlio unico. Ma l’aspetto che sta facendo più discutere i cittadini cinesi è l’istituzione di un periodo di attesa di 30 giorni (utile magari a un ripensamento) al quale dovranno sottoporsi le coppie (4,15 milioni nel 2019 a fronte di 9,5 milioni di matrimoni) che chiedono il divorzio. Presenti anche riferimenti a proprietà intellettuale e privacy, anche se per il momento non è chiaro che cosa possa rientrare in queste definizioni e quali dati personali saranno davvero tutelati.

Annunciate misure su protezione della fauna selvatica e biosicurezza, con una maggiore capillarità dei laboratori di livello P3 per garantire una risposta più rapida di fronte a eventuali nuove minacce epidemiche. Tra le 506 proposte totali presentate dai deputati dell’Assemblea nazionale del popolo, diverse sono state respinte. Due esempi? L’accesso al congelamento degli ovuli per le donne single e lo stop alle traduzioni in inglese alle conferenze stampa.