Nel 1995, mentre lo psicologo Daniel Goleman metteva alle stampe ilil fortunato libro Intelligenza Emotiva, a Berkeley il fisico e teorico dei sistemi Fritjof Capra (nonché autore, nel 1975, del libro cult Il Tao Della Fisica e nel 1982 di Il Punto di Svolta, Scienza, società e cultura emergente), decideva di aprire il Center of Ecoliteracy (insieme a Zenobia Barlow, che ne è direttrice, e a Peter Buckley, agricoltore e fondatore del David Browner Center, centro ambientalista e per l’azione sociale nella cittadina californiana).

Da subito, il centro di Ecoliteracy, ospitato nel David Browner Center, si è dato obiettivi molto chiari, raccontati sul sito www.ecoliteracy.org. Sono, in realtà, principi base su cui la vita umana e terrestre sta proseguendo senza intoppi da miliardi di anni. La vita si basa, vive, si sviluppa, muore secondo il principio di comunità, quel principio che ogni anno il fisico racconta e spiega in giro per il mondo nelle tante conferenze a cui è invitato (Le ultime, in Italia, a Firenze il 12 e 13 ottobre presso il Palazzo Medici-Riccardi, per il convegno «Riumanizzare e civilizzare l’urbano», e il 15 ottobre a Padova al convegno Segnavie di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dedicata al tema «La rete della vita. Sostenibilità, crescita qualitativa, pensiero sistemico»).

Non è stato difficile per Capra identificare e illustrare alcuni aspetti delle crisi che stiamo vivendo oggi, quella economica, quella culturale, quella sociale. «La comunità», esordisce sulle pagine del sito www.ecoliteracy.com, «è estremamente importante oggi, non solo per il nostro benessere emotivo e spirituale, ma anche per il futuro dei nostri figli e, di fatto, per la sopravvivenza dell’umanità». Parole che possono allarmare, o possono anche alimentare giudizi superficiali e sconsiderati. Ma in realtà sono parole frutto di una vita impiegata e studiare i sistemi e le comunità della vita.

Non è un caso che il fisico austriaco abbia cominciato a prendersi cura e a preoccuparsi delle sorti dell’umanità proprio nel momento in cui, se da una parte emergeva sempre più chiaramente lo sfruttamento della terra da parte delle politiche di commercio indiscriminato (grazie anche a una tecnologia inarrestabile e galoppante), dall’altra se ne potevano già intravedere gli effetti. Risultati oggi sempre più chiari a tutti, o almeno alle persone che fanno domande e cercano risposte e soluzioni.

Ecoliteracy è una necessità, che riguarda tutti. Perché è troppo facile guardare con occhi impotenti allo scempio del mondo e della natura (che, guarda caso!, vive e funziona grazie all’organizzazione delle comunità che in essa vivono). Non è abbastanza accendere la televisione per piangere sul disastro appena avvenuto, non è necessario né sufficiente, e nemmeno giustificabile, pensare e credere che «però io non c’entro niente…». E a Ecoliteracy allora, al secondo piano del David Browner Center a Berkeley, proprio qui, si è cominciato a pensare da zero. Ovvero, a pensare di cominciare da bambini delle scuole elementari – fino alle scuole superiori – per creare in loro una passione, passione amorevole per il mondo, che permetta di avere una propria opinione basata sui fatti e studi scientifici.

Ecoliteracy, a Berkeley (e nelle zone vicine), ha cominciato a operare grazie soprattutto a insegnanti curiosi, con grande passione e con grande voglia di cambiare lo stato di fatto, anche se in piccolo, piccolissimo. Si sono informati, preparati grazie alle riunioni che sono organizzate regolarmente nelle sale dell’organizzazione. E il fatto di volersi organizzare ha portato, poco alla volta, a coinvolgere un numero di persone sempre più grande, fino a realtà molto lontane dalla costa californiana. Fin ad arrivare, gradualmente, in tanti angoli degli Stati Uniti che non appartengono generalmente al microcosmo della propria realtà urbana, e a cui, generalmente, non si presta attenzione.

Ed eccolo qui allora, EcoLiterate, How educators are cultivating emotional, social and ecological intelligence (di Daniel Goleman, Lisa Bennett, Zenobia Barlow, Jossey-Bass editore), testo appassionato, appassionante, chiarissimo. In queste pagine sono raccontate alcune esperienze significative, partite grazie alla rete di contatti e conoscenze che ruotano, sempre più numerose, intorno al mondo di Ecoliteracy. EcoLiterate racconta storie d’insegnati, leader di comunità, studenti, tutti pionieri e appassionati, tutti sempre impegnati nel comprendere e risolvere problemi che riguardano i tanti tasselli della nostra esistenza. Problemi fondamentali, che comprendono indistintamente cibo, acqua, petrolio, carbone, su un territorio che va dalle montagne Appalachia a un piccolo villaggio nella regione Artica, dal deserto del New Mexico alle coste di New Orleans, alle strade della vicina Oakland, alle colline del South Carolina.

Piccole storie, apparentemente, ma storie con cui un numero sempre più grande d’insegnanti ha cominciato a rapportarsi e interessarsi, fino al punto di considerare l’esempio di queste storie un monito fondamentale. Con il libro scopriamo storie di come un ex giocatore di football americano ha deciso di portare più giustizia nel sistema alimentare delle scuole di Oakland, di come tre sole persone abbiano, attraverso la loro organizzazione La Semilla Food Center, cambiato le abitudini alimentari di una parte del New Mexico, di come un’insegnante in South Carolina abbia portato i suoi studenti ad osservare l’ecosistema prima e dopo che la cima della montagna fosse distrutta.

È il caso di chi protesta sulle Appalachian Mountains, in Kentucky – montagne con un’ecodiversità ricchissima – contro le miniere di carbone (di cui gli Stati Uniti sono il primo produttore mondiale), che stanno rovinando la vita, l’ecosistema, inquinando, uccidendo il loro mondo. Qui, cime di 500 montagne sono state distrutte, fatte esplodere per ricavarne carbone, un milione di acri di foresta distrutti, duemila (!) miglia (3200 chilometri) di corsi d’acqua distrutti a cominciare dalla metà degli anni ottanta. E comunità di minatori e le loro cittadine sono oggi città fantasma.

Ecco, gli abitati delle zone delle Appalachian Mountains sono riusciti a farsi ricevere dal Governatore, ottenere poco, a decidere per la disobbedienza civile. Tra loro anche la signora Blanton, che oggi ha fondato Canary Project, lavora sulla riduzione di dipendenza da carbone e combustibili fossili, lotta per leggi sempre più severe sul carbone, spende migliaia di ore manifestando. E che è riuscita a ottenere risultati importanti coinvolgendo sempre più persone. Oppure è il caso di chi ha cominciato a lavorare sul sistema scolastico di New Orleans, i «rethinkers» per una nuova New Orleans, nati dopo l’uragano Katrina e dopo il disastro di perdita di petrolio nel Golfo del Messico.

È sorta quindi, quasi automaticamente, la necessità e la volontà di preparare i più giovani alle grandi sfide ecologiche che oggi, per la prima volta nella storia dell’umanità, si presentano a ognuno di noi. Importante capire come siamo tutti collegati, vero? Ecco, il libro ci spiega, grazie alle storie raccontate, di piccole comunità che si sono organizzate, i piccoli grandi successi ottenuti, nonostante i comprensibili dubbi iniziali di molti. E che, con un pochino di conoscenza in più e di empatia, in tanti possiamo appassionarci e unirci per combattere situazioni difficili e tossiche. Sarebbe bello ricordarci che i problemi, nonostante tutto, non sono mai dall’altra parte della luna, che ogni cosa che succede nel mondo riguarda sempre tutti.

Come dice la coautrice Lisa Bennett nel suo ufficio al David Browner Center: «Sviluppare intelligenza emotiva, sociale ed ecologica è un metodo di successo per praticare una vita sostenibile a tutti gli effetti. Un problema grande è l’ignoranza, la non conoscenza. Per esempio, come faccio a far diventare una scuola sostenibile, mi chiedono? Cominciando con una green construction, portando fuori i ragazzini nella natura, per fargliela sperimentare e amare. Qualcuno poi integra eco sostenibilità in ogni materia, altri integrano una prospettiva ecologica nella materia che insegnano.

Non è solo per scuole private o molto facoltose. Lo sta facendo una maestra in Wisconsin, unica insegnante, che lavora in un trailer. E i genitori si sentono molto coinvolti e danno moltissimi aiuti». Piccoli, piccoli, piccoli passi. E all’Ecoliteracy Center ci stanno riuscendo da quasi vent’anni. EcoLiterate, con un linguaggio semplice e comprensibile a chiunque abbia voglia di darsi da fare, affianca gli insegnanti nel prepararsi sui tipi d’insegnamento che saranno necessari per questo nuovo secolo.

Gli otto capitoli sono incoraggianti, e rappresentano una sorta di antidoto alla paura e alla rabbia che, generalmente, sono figlie del non agire. Centocinquanta pagine che rivelano come già, solo il semplice atto di farsi coinvolgere in una delle tante scommesse ecologiche – a qualsiasi scala – sviluppa un senso di forza e speranza anche nei più piccoli. È un nuovo modello d’insegnamento che integra intelligenza emotiva, sociale, ed ecologica. Dobbiamo essere consapevoli che niente resta isolato, che le diverse intelligenze devono cooperare, incontrarsi, capirsi. Detto con altre parole, significa che sono tutte parti della nostra intelligenza: partendo dal Sé, si arrivo all’altro, fino ad arrivare a ogni singolo sistema di vita.

Tre intelligenze, tre sensibilità, che interagiscono e si aiutano tra loro per la vita. Anche se nessuno cerca di convincerci che una pianta possa avere sentimenti, si vuole incoraggiare un senso di cura che non si limiti solo ad altri esseri umani, ma che si esprima verso tutte le forme di vita. Perché, proprio l’Eco Sistema, come dice da sempre Capra, ha sviluppato modi per supportare la grande rete della vita – sia umana che non umana – attraverso schemi, processi e sistemi. «La natura sostiene la vita, creando e nutrendo le comunità». Necessaria è la capacità di capire come i tanti e diversi aspetti di un sistema vitale possono esistere, sia in relazione all’altro che in relazione a tutto e tutti. Non si può capire, da soli, come i sistemi umani interagiscono con i sistemi naturali, ma si può fare ponendoci all’interno di una sensibilità ecologica e sociale che permetta di condividere informazioni a livello collettivo.

E, se non bastasse, ci si è accorti che programmi di questo genere aiutano a migliorare anche il rendimento scolastico. Ecoliterate, racconta Daniel Goleman nel video di presentazione, rappresenta un nuovo modello d’istruzione che vede in intelligenza emotiva, sociale ed ecologica una nuova forma che ci faccia muovere fuori da noi stessi, verso gli altri, verso gli altri sistemi vitali in una nuova integrazione. Negli ultimi vent’anni le scuole hanno aiutato a sviluppare nei bambini maggior auto consapevolezza e, il centro Ecoliteracy mostra che, se applichiamo questi principi all’ambiente, otteniamo risultati in cui apprendere diventa eccitante e vitale. Questo libro raccoglie esperienze che possono essere d’ispirazione a chiunque, in qualsiasi parte del mondo si viva.