Nel libro dei (modesti) sogni dei governi europei di centro-sinistra c’è ottenere la nomina di un commissario più o meno socialista agli Affari economici e monetari oltre a un’interpretazione più flessibile del Fiscal Compact, la Bibbia dei conti pubblici che nessuno osa toccare. Questi due temi – il primo nelle discussioni di corridoio, il secondo al tavolo dei ministri dell’economia – sono stati al centro dell’eco-fin di ieri a Bruxelles, la prima della presidenza italiana, presieduta da Pier Carlo Padoan. La sceneggiatura è sempre la stessa, con l’opposizione falchi-cicale a fare il girotondo attorno ai tedeschi, all’occorrenza il ministro Wolfgang Schäuble, per tiralo dalla propria parte. L’Italia ha trovato l’idea di martellare per allargare il cuneo tra Angela Merkel e il presidente della Bundesbank, il re dei falchi Jens Weidmann: “siamo sulla stessa linea del governo tedesco – ha detto Padoan – e Weidmann non è nel governo tedesco”. L’Italia chiede un aumento degli incentivi per i paesi che hanno un programma di riforme, per poter sfruttare i margini contenuti nelle norme internazionali, senza per questo modificare il Fiscal Compact. Matteo Renzi, per esempio, propone di togliere dal calcolo gli investimenti digitali. Gelo da parte della Commissione attuale: “nessuna spesa puo’ essere esclusa dal calcolo del deficit, non esistono spese buone e spese cattive”, ha precisato il vice-presidente, Siim Kallas (che è addetto ai Trasporti). Ma per il futuro presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, “la flessibilità serve perché il treno europeo non deragli”. Per Schäuble, “le riforme strutturali non sono un’alternativa al consolidamento di bilancio, una scusa per non farlo”. E l’attuale presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem ha aggiunto, rivolto probabilmente all’Italia (e alla Francia): “non è sufficiente solo enunciare le riforme”, bisogna farle. Dijsselbloem potrebbe venire sostituito alla testa dell’Eurogruppo dal ministro delle finanze spagnolo, Luis de Guindos, che ieri ha precisato: bisogna “trovare l’equilibrio tra la stabilità delle regole e l’interpretazione flessibile e intelligente di queste regole”. Ma Italia e Francia non devono aspettarsi grande comprensione da parte di de Guindos, che viene da un paese che ha subito le imposizioni dell’austerità e quindi probabilmente poco disposto ad allungare le redini ad altri. Il fronte dei falchi, del resto, non si accontenterebbe del conservatore de Guindos, ma vedrebbe di buon occhio il guardiano dell’ortodossia Jyrki Katainen, ex primo ministro finlandese, che nelle intenzioni del gruppo Ppe dovrebbe cumulare la presidenza dell’Eurogruppo con il posto di Commissario agli Affari economici e monetari. Sul fronte opposto la Francia pensa di candidare l’ex ministro Pierre Moscovici (che pero’ non si è certo distinto per un’interpretazione flessibile quando era nel governo di Jean-Marc Ayrault).

In un periodo in cui i tassi di interesse sono storicamente bassi, indebitarsi per rilanciare l’economia potrebbe non essere un’eresia, ma nessun difende questa posizione. L’economista Philippe Azkenazy propone un’altra strada: “un po’ di magia contro il deficit” (in un intervento su Le Monde). Prendendo esempio dall’ottimizzazione dei conti, esaltata quando sono le multinazionali a farlo, anche gli stati potrebbero “trovare miliardi” con un colpo di bacchetta magica. Azkenazy ricorda che la Gran Bretagna lo fa già, per esempio con un’astuzia sui costi di scolarità degli studenti universitari: ha trasformato in “prestiti” (rimborsabili quando lo studente guadagnerà più di 21mila sterline l’anno, un debito che comunque sarà cancellato dopo 30 anni) l’ammontare delle rette, il cui aumento ha permesso dei tagli delle sovvenzioni pubbliche. I soldi del prestito vanno direttamente dalle banche alle università e non vengono quindi a pesare sul calcolo del deficit (e in via di principio neppure sul portafoglio futuro degli studenti, che praticamente non rimborseranno mai). Una trovata contabile, come ce ne sono tante altre. La furbizia meglio di uno scontro frontale con i falchi? Del resto, la Commissione ha persino proposto di calcolare il fatturato della criminalità nel pil.