Riprendersi strade e piazze è l’indicazione ricorrente nel dibattito post-elettorale di Podemos e Iu, dopo il parziale insuccesso della lista unitaria, con cui le due forze della sinistra spagnola hanno affrontato le elezioni del giugno passato. Fino ad ora è stata una discussione aperta, non serrata nei gruppi dirigenti, con lo sguardo rivolto all’esterno, che ha puntato a coinvolgere quante più persone possibili, con il chiaro obiettivo di costruire una mobilitazione collettiva, degli oltre 5 milioni di elettrici ed elettori che hanno votato Unidos Podemos.

Anche se sommati a quelli dei socialisti, 5 milioni di voti non sono sufficienti per costruire una maggioranza di governo, ma possono essere una forza importante per cercare di governare dall’opposizione. Il continuo richiamo al ritorno alla strada nel dibattito di Unidos Podemos dimostra che c’è la piena consapevolezza che, per modificare i rapporti di forza emersi nelle ultime elezioni, precariamente a favore delle destre e del PP in particolare, non basta una dura opposizione parlamentare, se ad essa non si accompagna una paziente costruzione di esperienze e conflitti nella società. Gli obiettivi su cui alimentare questa partecipazione e vertenzialità sono evidenti. L’eventuale riconferma di Rajoy significa continuità delle politiche del suo precedente governo e quindi austerità, tagli allo stato sociale, sistematica distruzione ambientale, il tutto aggravato dalla limitazione della libertà di dissenso che la continuità della Ley Mordaza imporrebbe.

Riconquistare strade e piazze è facile a dirsi, ma più complesso è riuscire a farlo. Non basta infatti fare propaganda e denunciare le malefatte del governo.

Le persone devono sentirsi coinvolte in un progetto alternativo di Spagna, senza il quale è impensabile modificare alcun rapporto di forza.

Un esempio su come sia possibile questa tanto invocata riconquista della strada è stato offerto, nei giorni passati, dal comune di Barcellona, governato da forze che fanno riferimento ad Unidos Podemos. La giunta della sindaca Ada Colau ha infatti deciso, nell’ambito delle proprie competenze, di promuovere una azienda municipale adibita a comprare e commercializzare l’energia prodotta dai pannelli solari, non solo quella installata su edifici di proprietà del comune, ma anche quella prodotta, in eccedenza rispetto ai propri consumi, dai pannelli installati dalla cittadinanza.

È previsto di dotare questa compagnia elettrica pubblica di un finanziamento di 130 milioni di euro. Sembra una mosca bianca, o come si dice in Spagna un cane verde, buona per convegni o per aggiudicarsi qualche premio europeo, ma non in grado di influire sulle scelte energetiche reali, che, se governerà Rajoy e la destra, continueranno ad essere incatenate al petrolio e alle energie non rinnovabili. Basta ricordare l’ultimo provvedimento energetico preso dal governo Rajoy alla fine della precedente legislatura, con cui decise di tassare il sole per favorire l’oligopolio delle grandi compagnie elettriche. Ma la scelta del comune di Barcellona può scardinare dal basso il modello energetico tradizionale. L’entità dell’investimento, 130 milioni di euro, di cui i primi 200mila euro serviranno per avere un quadro esatto di ciò che a Barcellona è già installato e fornire indicazioni su come aumentarlo, potrebbero far pensare ad uno scarso peso complessivo della proposta.

Così come non basta, per mettere in crisi un modello energetico non rinnovabile, che il comune di Barcellona dedichi buona parte dell’investimento preventivato per incentivare chi realizzerà interventi di risparmio energetico della propria abitazione. Né possono preoccupare le compagnie elettriche quei 36 milioni di euro dedicati a promuovere nuove installazioni o gli 8,4 milioni che serviranno per la commercializzazione della elettricità comprata, per campagne di sensibilizzazione della cittadinanza e per formare tecnici installatori. In realtà questa proposta può uscire dalla esemplarità e mettere in crisi la politica energetica tradizionale per il semplice motivo che è facilmente replicabile.

Unidos Podemos nelle ultime elezioni amministrative ha conquistato parte dei grandi comuni spagnoli, non solo Barcellona. La sua opposizione parlamentare alla politica energetica del governo potrebbe diffondersi e coinvolgere la cittadinanza, replicando, dove possibile, la scelta di Barcellona. Anche Madrid, Valencia, Bilbao, Cadiz, l’arcipelago delle Baleari, solo per citare alcune delle municipalità governate da Unidos Podemos, potrebbero sconfiggere ed emarginare socialmente l’iniqua tassa sul sole e le politiche energetiche a favore delle fonti non rinnovabili del passato governo Rajoy.

Gran parte della società spagnola potrebbe liberarsi delle esose compagnie elettriche private e conquistare l’autonomia energetica. Ecco un passo per dar seguito al proposito di tornare fra cittadini e cittadine e renderli protagonisti, costruendo dall’opposizione quel nuovo modello energetico 100% rinnovabile con cui Unidos Podemos apriva il proprio programma elettorale. Un terreno su cui si potrebbero riaprire canali di comunicazione con l’altra possibile forza di opposizione, il Psoe, a sua volta sensibile ad un progetto rinnovabile e a fare della Spagna una protagonista della lotta ai cambiamenti climatici.