Alexis Tsipras lo ha conosciuto nel ’99, quando l’attuale papabile premier greco era solo un giovane di belle speranze del Synaspismos, uno dei partiti che poi, nel 2004, daranno vita a Syriza, la Coalizione della sinistra radicale. Fabio Amato all’epoca era nella giovanile del Prc. Racconta di campeggi militanti nelle isolette dell’Egeo, di dopo-seminari alcolici dove il giovane capellone greco però non va mai fuori riga. Poi il luglio 2001: Tsipras e i suoi tentano di raggiungere il Social forum di Genova ma vengono fermati a manganellate sulla banchina del porto di Ancona. Poi di nuovo insieme nel 2002, alla contestazione del vertice Ue di Salonicco.
Amato – 41 anni, impiegato metalmeccanico a contratto, due figli da Ruba, architetta palestinese che ha appena vinto un premio per la miglior tesi di dottorato sulla «pianificazione dello spazio che educa alla speranza» – è responsabile della campagna della Sinistra europea. E candidato. In una campagna elettorale difficile. «La mattina volantino nei mercati, e lì capisco l’aria che tira: apatia, indifferenza, ma anche rabbia. Il primo maggio sono stato alla Lucchini di Piombino, il città-simbolo della disperazione di chi vede spegnersi l’altoforno e il futuro. Ma anche di vent’anni di assenza delle politiche industriali del nostro paese».
Lì Grillo ha fatto uno dei suoi comizi- show.
In Italia non si parla di Europa, altrimenti sarebbe chiaro che lì Grillo è totalmente impotente. Non ha alleati, ci copia il programma. L’unico modo di cambiare è costruire un fronte dei popoli del sud e del Mediterraneo che contrasti le politiche dell’austerità. È la scelta della Sinistra europea.
Anche fra voi la tentazione antieuro si sente? Sul tema anche Tsipras ha dovuto richiamare i suoi all’ordine.
Fra noi c’è un dibattito. Ma il punto è cambiare le politiche economiche e riprendere sovranità sulla politica comunitaria, sequestrata dalla Bce che la fa indipendentemente dai governi. La Bce va cambiata, ma tornare alla Banca d’Italia non servirebbe. La crisi non è nata dalla moneta unica. Certo la moneta unica l’ha aggravata.
I sondaggi dicono che potreste essere la terza forza dell’europarlamento. Ma i socialisti quasi in tutta Europa si alleano con le destre. Che farete dei vostri voti?
Vogliamo rompere la grande coalizione. Per farlo dobbiamo cambiare i rapporti di forza a sinistra. Ci stiamo riuscendo in Grecia, ci proviamo in altri paesi. Nel parlamento europeo faremo un’azione unitaria fra i nostri eletti e la sinistra sociale sull’acqua pubblica, sui servizi, sul contrasto al Ttip (il trattato di libero commercio Ue-Usa, ndr). Così cresceremo.
Per scongiurare la grande coalizione collaborerete con i socialisti?
I socialisti europei non sono stati subalterni, ma protagonisti di questa Europa che ora criticano: i i francesi Pascal Lamy e Dominique Strauss-Kahn sono stati alla guida delle più importanti istituzioni, Wto e Fmi, e hanno promosso la globalizzazione liberista in Europa e nel mondo. Abbiamo un programma. Chiederemo ai socialdemocratici di abbandonare i governi di grande coalizione in Germania, Grecia e Italia.
Se, com’è probabile, non lo faranno?
Continueremo a fare opposizione.
In Italia lo scontro è fra Renzi e Grillo. Voi scontate una quasi totale assenza dai media. Che vi ha portato a iniziative anche piuttosto discusse.
Ci oscurano in tutta Europa, per non far conoscere chi vuole cambiare davvero. Finora da noi Syriza era praticamente sconosciuta: eppure era la forza greca più grande e quella che ha guidato le proteste. Invece tutti parlavano solo di Alba Dorata. Il motivo è chiaro: per tenere insieme la grande coalizione delle banche, quella fra Pse e Ppe, lo spauracchio dei nazionalisti funziona benissimo. Salvo poi che l’Ue appoggia i nazisti i Ucraina: uno scandalo. Ma per bucare il tappo mediatico più che gesti eclatanti serve insistere sulle idee: giustizia sociale, lavoro, lotta alla precarietà.
Renzi pesca anche nella vostra area. Secondo lei perché?
Perché la sinistra ha perso la sua anima sociale. Dobbiamo combattere il liberismo che è penetrato anche fra noi.
L’Altra Europa per Tsipras lotta per il quorum. Cosa succederà a sinistra dopo il 26 maggio?
Andrà bene, e dopo dovremo continuare, dovremo capire come costruire una sinistra in Italia. Se andasse male sarebbe lo stesso. Ma andrà bene, e ormai in molti hanno capito che è incredibile che l’Italia sia l’unico paese d’Europa senza una sinistra forte.