Ancor prima dell’invasione dell’Ucraina e delle crescenti tensioni con la Russia, il gas naturale è al centro del confronto pubblico. Per anni gli è stato attribuito un ruolo importante nelle strategie di transizione energetica, mettendo però quasi in secondo piano le sue responsabilità nei cambiamenti climatici.

Col tempo, l’approfondimento delle conoscenze scientifiche ha permesso di comprendere come il riscaldamento provocato dal metano sia decisamente maggiore rispetto a quanto indicato nelle precedenti valutazioni. Il nuovo report Le emissioni di metano in Italia (www.wwf.it), commissionato dal Wwf Italia al Greenhouse Gas Management Institute (GHGMI), prova a fare il punto al riguardo, evidenziando le stime di emissione di questo potente gas serra e fornendo indirizzi per la loro riduzione in Italia, anche in vista della revisione del Piano Nazionale Energia e Clima. Con concentrazioni atmosferiche aumentate del 47% dall’epoca preindustriale ad oggi, il metano è il secondo gas-serra di origine antropica, il più abbondante dopo l’anidride carbonica, rappresenta circa il 20% delle emissioni globali e influenza in maniera incisiva la temperatura terrestre e il sistema climatico: il metano ha infatti un’alta capacità di assorbimento della radiazione infrarossa termica tanto che il suo potenziale di riscaldamento è circa 80 volte più forte per unità di massa della CO2 su 20 anni (circa 30 volte su 100 anni). Il consumo di gas naturale rappresenta oggi circa un quarto della produzione mondiale di elettricità e le previsioni di crescita o diminuzione sono imprevedibili perché legate a molteplici fattori: quel che è certo è che l’Italia è al primo posto tra i Paesi con i maggiori costi sanitari derivanti dall’uso del gas naturale negli impianti termoelettrici (2,17 miliardi di euro rispetto a un totale di 8,7 miliardi nell’area oggetto dello studio). Nel solo 2019 ben 2.864 morti premature sono dipese dall’uso di energia prodotta da gas naturale, mentre si segnalano circa 15.000 casi di impatti respiratori su adulti e bambini, oltre 4.100 ricoveri ospedalieri e più di 5 milioni di giorni lavorativi perduti per malattie. Dal report Wwf emerge però anche una notizia positiva che dovrebbe spingere i governi all’azione. Il metano ha una vita media in atmosfera più breve della CO2 per cui una sua significativa riduzione avrebbe effetti immediati: concentrazioni inferiori ridurrebbero rapidamente il tasso di riscaldamento, rendendo la mitigazione delle emissioni di metano uno dei modi migliori per limitare l’innalzamento delle temperature. Queste considerazioni sono alla base del Global Methane Pledge, sostenuto da più di 100 Paesi, tra cui l’Italia, che punta a ridurre entro il 2030 le emissioni di metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020. Ma come accade spesso, se la scienza è concorde nel prescrivere le ricette, il mondo politico e quello imprenditoriale fanno resistenza a seguirle e anzi le mettono in discussione: un atteggiamento colpevole e miope che sta già facendo pagare al Pianeta un conto pesante.