Solo in Italia l’assunzione a tempo indeterminato nella scuola peggiora le condizioni delle persone invece di migliorarle. Alla mezzanotte di ieri sui 9 mila docenti precari che hanno ricevuto via mail la proposta di assunzione prevista dalla cosiddetta “fase B” della «buona scuola» di Renzi ben 7 mila saranno costretti ad emigrare dal Sud al Nord. L’ora attesa da sempre l’hanno passata in famiglia o tra amici, scandendo i secondi, proprio come se fosse Capodanno, davanti al Pc o curvi sugli smartphone. Dopo anni di precariato, e centinaia di chilometri percorsi in macchina o in treno, la lunga veglia ha portato cattive notizie per la stragrande maggioranza dei nuovi assunti.

Sulla tratta Taranto-Ascoli
Dalla Campania alla Sicilia dovranno trasferirsi entro dieci giorni in Piemonte, Lombardia o Veneto e dovranno pensare a trovarsi una casa, a ripensare il piano delle spese, partendo da uno stipendio che è uno dei più bassi dei paesi Ocse: 1300/1400 euro mensili. Elena La Gioia, presidente del Comitati insegnanti precari nazionale (Cip), ha denunciato il caso di una precaria di 62 anni di Taranto, assunta a Ascoli Piceno. Nel suo caso la distanza è «solo» di 500 chilometri. L’insegnante sarà però assunta su una materia per la quale è abilitata, ma che nella sua lunga carriera ha praticato solo per due settimane. A una manciata di anni dalla pensione dovrà improvvisarsi. Se rinuncia, perderà il posto. Questo è il ricatto.

Sola, con un bambino, a Novara
Raggiungiamo al telefono Anna, 38 anni, insegnante di italiano alle superiori a Bari e provincia. Precaria da 9 anni, ha deciso di presentare la domanda: «Non posso permettermi di restare parcheggiata nelle graduatorie ad esaurimento e di non lavorare più – racconta – Speravo di non rientrare nella fase B, ma nella C. Sperano di continuare a lavorare vicino casa con le supplenze brevi. Purtroppo sono abilitata per il sostegno nelle scuole medie, dove non ho punteggio. Per questo il signor Renzi mi ha mandato in provincia di Novara. Porto con me il mio bambino di 20 mesi, senza il quale non posso vivere, e lascio un marito in lacrime a Bari in una casa appena acquistata con un mutuo. Lo stipendio lo spenderò per l’asilo e l’affitto. Rivedrò mio marito a Natale, visto che lavora qui anche la domenica. E pensare che avrei preso il ruolo tra qualche anno lavorando nella mia città come ho fatto fino ad oggi».

La ruota della fortuna
C’è anche chi è stato più fortunato alla lotteria dei posti riservati ai prof con la valigia. È il caso di M.R, 38 anni, che andrà a insegnare a Asti e vive in provincia di Alessandria, 60 chilometri appena. «A mezzanotte e un quarto mi sono collegata col batticuore. La prima reazione è stata di gioia. Non resto a casa, ma poteva andare peggio». Due figli di 2 anni e 16 mesi, e dieci anni di precariato, con cattedra a Catanzato, a Novi Ligure. La roulette ha fatto il giro giusto, per fortuna. Non sa ancora dove andrà a insegnare. «Guarderò nei prossimi giorni sul sito dell’ufficio scolastico regionale della provincia, ma è andata».

Sei stata nominata!
Il racconto della ricezione di queste mail ministeriali ieri è diventato l’occasione di una gigantesca narrazione collettiva che da Nord al Sud, e viceversa, ha riempito le bacheche facebook e i forum dei siti specializzati trasformando la scuola in una sconvolgente puntata del «Grande Fratello». «L’aspirante docente ha partecipato alle operazioni di assunzione della fase B è stato nominato», oppure «non è stato nominato», si è letto in maniera alternata sulle timeline. Molti hanno gioito per non essere stati assunti. Per ora. Per i 55 mila docenti aventi diritto l’ora X è rimandata a novembre, tempo per i presidi per approvare i piani dell’offerta formativa, e per il Miur per chiarire il destino dei docenti, candidati seriamente a fare da tappabuchi nell’organico di potenziamento. Insegnanti esperti, con curricula lunghi una quaresima, in alcuni casi riconosciuti esperti di materie filosofiche o scientifiche all’università, temono che al prossimo giro potrebbe andargli peggio. Grandi sono le incognite.

Tacere e obbedire. Rinunciare ai diritti acquisiti e pagare di tasca propria affitti e trasporti per continuare a lavorare. Questo è il problema per un’intelligenza diffusa umiliata e punita. «Avessero adeguato l’organico di fatto a quello di diritto le assunzioni sulla materia ci sarebbero state, ma vuoi mettere avere una pletora di insegnanti tappabuchi che i presidi possono mettere a fare quello che vogliono? – scrive M.P. – non sono né migliore né peggiore di altri. Il fatto è che ho delle competenze e una certa esperienza professionale che non verrà utilizzata. Quello che fa rabbia di questa riforma è che anche da un punto di vista neoliberista come quello di Renzi è insensata. Si assumono persone per fare un lavoro che non è il loro».

Italia orwelliana
Per il presidente del ConsiglioRenzi tutto va bene. «Abbiamo messo fine al precariato – ha detto, a rischio di risultare sprezzante – c’è chi non è contento perché deve spostarsi di qualche chilometro perché è assunto non quando sperava lui. Stiamo cercando di dare continuità educativa e didattica». E poi, minaccioso: «La legge sulla scuola non è che un inizio». Anche la linea del Miur-Grande Fratello è minimizzare. Per la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, in fondo, sono «solo» in 7 mila a emigrare sui 38 mila insegnanti assunti tra fase «zero», «A» e «B», 14 mila sul sostegno. Complessivamente, la mobilità sulle 102 mila assunzioni – uno su due ha meno di 40 anni e l’87,3% è donna – è calcolabile tra il 10 e 15%, tra le 10 e le 15 mila persone. Un dato, secondo Giannini, «fisiologico in un paese molto lungo, con uno squilibrio di posti disponibili». «Se quello che noi stiamo facendo – ha aggiunto – è un fatto su cui disperarsi o festeggiare se non ti coinvolge, viviamo in un altro mondo».

Che il governo viva in un altro mondo, è certo. Le assunzioni di ieri sono infatti avvenute «al buio». I candidati hanno accettato una destinazione senza conoscere le graduatorie delle preferenze espresse, ignorando dunque dove chiedere l’assunzione. La beffa è che gli insegnanti assunti in fase C, con un punteggio inferiore, potrebbero ottenere sedi migliori, più vicine a casa. Il caos è all’inizio. Migliaia di persone dipendono dalla cecità di un algoritmo al quale il Miur-Grande Fratello ha affidato il loro futuro.