«I risultati del referendum non sono legittimi, anzi sono assolutamente illegali. Il governo ha manipolato i risultati con ogni mezzo, senza considerare le condizioni in cui il voto è stato tenuto: la Costituzione non dovrebbe essere cambiata in un contesto simile».

Il deputato Hdp Nadir Yildirim ne è certo: « Secondo i nostri dati, il No ha raggiunto almeno il 53-54%», dice al manifesto.

L’HDP ha chiesto al Consiglio Supremo Elettorale (Yuksek Secim Kurulu, Ysk) l’annullamento del referendum e messo in discussione la legittimità del voto in numerosi seggi, come ad Urfa e Mus. Eppure il Ysk è l’istituzione al centro di questo scandalo. Cosa potete aspettarvi?

Abbiamo presentato ricorso in più di 20 città alle istituzioni locali competenti e anche allo Ysk per chiedere l’annullamento del referendum, portando sostanziali prove per dimostrare quanto accaduto. Abbiamo anche sporto denuncia contro il presidente dello Ysk: siamo preoccupati dall’influenza dell’Akp sul presidente e gli altri membri del Consiglio.

Pensiamo che queste azioni non avranno seguito, ma puntiamo a creare un dossier dei brogli e, esaurite le vie legali nel paese, ci appelleremo alle istituzioni internazionali.

Per le strade di molte città si sono riversate migliaia di persone, unite a protestare contro l’esito del referendum. Come intendete sostenerle?

Le condizioni in cui il referendum si è svolto hanno permesso la creazione di un fronte comune che coinvolge almeno la metà della popolazione e si oppone alla deriva autoritaria nel paese. Attorno al No si sono raccolte molte anime della società, anche molto diverse. Il nostro compito principale è dare sostegno a questo movimento di democratizzazione del paese e ci consideriamo pionieri in questa lotta.

Anche il partito repubblicano Chp si è dichiarato favorevole all’annullamento del referendum. Si prospetta l’occasione di una collaborazione?

Come Hdp non abbiamo alcun pregiudizio nel fare fronte comune con qualsiasi gruppo, a patto che aderisca ai principi democratici, fondamentali in una lotta che non riguarda soltanto il referendum. Ma questa è una domanda che dovreste rivolgere al Chp.

Ma dal punto di vista pratico quale tipo di collaborazione potete impostare con il Chp per determinare esistenza e natura dei brogli?

Non abbiamo un contatto ufficiale con il Chp, ma possiamo dire di averne uno de facto (la piattaforma Unione per la democrazia, nda). Siamo anche in contatto con tutte le organizzazioni civili impegnate a garantire la legittimità del voto. Da tempo cerchiamo di trovare delle vie per rafforzare il fronte democratico e il referendum ha creato condizioni favorevoli. Nei prossimi mesi ci saranno iniziative per rafforzare questa alleanza.

Un risultato degno di nota emerge dalle regioni a maggioranza curda, soprattutto in quelle più colpite dagli scontri tra esercito turco e Pkk. Qui le percentuali del Sì sono state relativamente alte rispetto alle preferenze per l’Akp nelle scorse elezioni.

Siamo sicuri che le statistiche ufficiali siano state gonfiate. La maggior parte dei centri urbani del sud est è semidistrutto e le politiche di repressione hanno imposto migrazioni forzate da molti centri urbani. Stiamo lavorando sui numeri raccolti nei seggi e non ci risulta di aver perso consensi, tenuto conto del contesto di repressione violenta.

In città come Urfa abbiamo potuto osservare che singole persone, capi villaggio o personalità di spicco, hanno votato per l’intera comunità in favore del Sì. Molti abitanti di quei distretti ci hanno assicurato di aver votato per il No, ma queste preferenze oggi non risultano dallo scrutinio. Stiamo preparando querele nei confronti di mille capi-villaggio, guardie di villaggio, forze dell’ordine e impiegati nei seggi.

Ad esempio a Kulp (circoscrizione di Van, nda) il giorno del referendum c’erano soltanto 150 persone tra gli aventi diritto al voto, ma sono state espresse 250 preferenze. Anche ad Urfa voti sono stati espressi a nome di persone che però vivono e lavorano a Mugla. Dei 2,5 milioni di voti senza timbro almeno tre quarti sono stati raccolti nel sud est a maggioranza curda. Nonostante questo non possiamo dire di aver assistito ad uno spostamento dell’elettorato verso l’Akp: nelle città commissariate dal governo continuiamo ad avere un forte consenso.

Le opposizioni contestano circa 2,5 milioni di preferenze espresse senza il timbro Ysk. Avete realizzato un calcolo dei presunti brogli nelle regioni a maggioranza curda?

La stima è stata realizzata tramite il nostro rappresentante all’interno dello Ysk. Tuttavia ci è stata negata qualsiasi tipo di spiegazione circa il numero delle buste non timbrate e le città in cui sono state conteggiate. Stimiamo invece che nelle regioni del sud est ci siano stati circa 500mila casi tra voti multipli e voti espressi sotto la supervisione di un secondo soggetto. Abbiamo contato almeno 15mila preferenze non appartenenti ai nomi registrati, riteniamo che altre persone abbiano votato al posto loro.