Mogadiscio è in lutto per la morte di centinaia di giovani somali diretti verso l’Italia.

Il naufragio si sarebbe verificato in un punto non identificato del Mediterraneo e sarebbe costato la vita a circa 400 persone, oltre metà di lingua somala e oromo. La notizia ieri è partita dalla Bbc in arabo ed è rimbalzata anche sui media somali, tanto che – dopo le parole di Sergio Mattarella, «le tragedie del mare come questa e quella di Lampedusa un anno fa devono farci pensare» – ne ha parlato il presidente della Repubblica federale somala Hassan Sheik Mohamud. Dal palazzo supersorvegliato dove risiede quasi asserragliato, ha inviato un messaggio di cordoglio «alle famiglie dei tanti giovani somali che hanno perso i loro cari nel Mediterraneo».

Fino a quel momento pareva che la prima a dare l’allarme, rilanciato alla Bbc in arabo dall’ambasciatore somalo al Cairo, fosse una donna, Fatuma Abdi Dine, residente in Egitto, che da giovedì aveva perso ogni traccia di due suoi fratelli e un altro parente, partiti per l’Italia. Visto che non chiamavano e non rispondevano al telefono, domenica la donna avrebbe contattato l’ambasciatore somalo al Cairo.

Ieri sera informazioni relativamente più circostanziate sono venute da un blog in somali dove un uomo, Awaale Warsam Sandhool, ha raccontato di essere uno dei 24 sopravvissuti di un contingente di 500 persone partito da Alessandria in Egitto alla volta dell’Italia il 7 aprile.

Il barcone si sarebbe capovolto il 12 aprile in acque greche. Dopo aver trascorso oltre 24 ore in acqua, soccorso dalla guardia costiera greca, l’uomo sarebbe rimasto sotto shock per cinque giorni nell’isola di Karpathos e ancora oggi non sarebbe disponibile a rilasciare ulteriori interviste dopo quella al sito Goobjoob news, legato al governo di Mogadiscio.

Un altro sito di informazione somalo, Hiiran online, riferisce che tra i 400 «somali, etiopi e eritrei che speravano di raggiungere l’Italia» ne sarebbero sopravvissuti 29, salvati da non meglio precisati «soccorritori». Il sito dice che le informazioni provengono dai social media in lingua somala dove circolerebbero fotografie della sciagura e anche una lista dei «passeggeri» del barcone naufragato.

Il sito indica il viaggio dall’Egitto con l’Italia come destinazione prevista, come «percorso favorito da molti contrabbandieri». E questa è la notazione più strana, visto che questa rotta – seppure esistita – finora ha sempre interessato piccoli numeri all’interno di flussi di migranti del Mediterraneo meridionale, dove la base di partenza è stata da sempre, casomai, la Libia.

L’Alto commissariato Onu per i Rifugiati si è messo alla ricerca di tracce del naufragio dei 400 africani fin dalla sera di domenica, tramite le guardie costiere che sono in contatto con le tre missioni navali di rescue nel Mediterraneo: Triton, Eunavfor Med e Frontex. Ma agli uffici dell’Unhcr in Italia non risultano riscontri. «Speriamo che si tratti di un falso allarme», dice al telefono Federico Fossi.

A fine marzo sono effettivamente arrivate a Crotone due barconi salpati dall’Egitto e altri sono stati intercettati il 22 febbraio e il 7 aprile su questa rotta. Tanto che Christopher Hein, del Centro italiano rifugiati, sostiene che le partenze nel Mediterraneo meridionale continuano a essere soprattutto dalla Libia ma «crescono quelle dall’Egitto».

Il porto di Alessandria sarebbe quello scelto dagli scafisti. Il prefetto Mario Morcone, a capo del dipartimento Immigrazione del Viminale si mantiene prudente: «Capiremo nelle prossime settimane se si è trattato di casi isolati o se sia una nuova rotta, mi auguro che non sia così».

Tra Italia ed Egitto – tra i due paesi ora è gelo diplomatico per il caso Regeni – esiste un accordo bilaterale per favorire i rimpatri delle persone che non hanno ottenuto l’asilo, diverso ma non dissimile da quello Turchia-Ue per la rotta balcanica, preferita da siriani, iracheni e afgani.

Dalla Libia venivano i 108 migranti (5 donne) salvati domenica pomeriggio dalla nave Aquarius, di SoS Mediterranée nel Canale di Sicilia. A bordo del gommone, semi sgonfio, anche 6 cadaveri. Altri 33 migranti sono stati recuperati a largo di Siracusa.