Due mondi che più lontani non potrebbero essere. Quando l’aula di Montecitorio saluta la rielezione di Giorgio Napolitano con un applauso al quale non partecipano i soli parlamentari grillini, la piazza sfoga tutta la sua rabbia per una decisione che pure era scontata. Gianfranco Mascia, decisamente su di giri, smette di scandire slogan e dal megafono dà l’annuncio. «E’ ufficiale, abbiamo un presidente della Repubblica che non ci rappresenta: Giorgio Napolitano è stato eletto», scandisce il leader del popolo viola. Parole che la folla riunita in piazza Montecitorio non avrebbero voluto sentire. Schiacciate da ore contro le transenne, controllate a vista da polizia e carabinieri, almeno tremila persone cominciano a fischiare, urlare, lanciare insulti verso il palazzo all’interno del quale si è consumato quello che viene considerato l’ultimo tradimento. «Vergogna» è l’urlo che ricorre più spesso.

[do action=”citazione”]A migliaia contro la rielezione di Napolitano. E Rodotà si smarca dal comico[/do]

Non sono venuti a milioni come chiede – con i soliti toni populisti – Beppe Grillo quando è ormai chiaro che Napolitano rimarrà al Quirinale. Capito infatti come sarebbe finita la giornata il leader 5 stelle dal suo blog lancia l’appello a marciare su Roma. «Ci sono momenti decisivi nella storia di una nazione», scrive. «Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. E’ in atto un colpo di stato, pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. E’ necessaria una mobilitazione popolare. Sarò a Montecitorio stasera, rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni, non lasciatemi solo o con quattro gatti», dice. Milioni no, ma di sicuro il comico genovese non è rimasto solo.

Non si capisce se a prevalere nella piazza sia più la rabbia per aver visto sfumare l’elezione di una personalità come quella di Stefano Rodotà, che avrebbe ridato orgoglio anche al popolo della sinistra, oppure la delusione per essere stati traditi ancora una volta. Traditi da un partito che si è liquefatto in poche ore. «Finocchiaro vieni a sentire cosa vuole il TUO popolo», è scritto su uno dei cartelli mostrati dai manifestanti. Sì perché per molte ore una bella fetta di quanti presidiano Montecitorio è composta da persone di sinistra, che di fronte alle scelte del segretario Bersani risponde con un cartello che dice «nun c’ho parole», che grida «Siamo qua per Rodotà» e che arriva alla spicciolata portandosi da casa fogli di carta sui quali ha scritto quella che più che una speranza suona quasi come un grido disperato: «Il Pd voti Rodotà». Gente come Francesco, che ha sempre votato Pd, o come il suo amico Giovanni, elettore Sel, che adesso si sentono derubati: «Piuttosto che restare a casa e tenerci la rabbia, abbiamo preferito venire qui», dicono.

Col passare delle ore la piazza si riempie ancora di più e sale anche la tensione. La polizia chiude gli accessi per evitare nuovi arrivi, e qualche blindato si aggiunge a quelli già presenti. Qualche manifestante cerca di scavalcare le transenne e se non avviene il peggio è solo perché alcuni parlamentari 5 stelle si mettono i mezzo e fanno ragionare tutti. La deputata Laura Castelli raggiunge Mascia e gli dice di abbassare i toni oppure «ti assumi la responsabilità di quello che dici». In un comunicato il movimento smentisce anche di aver organizzato la manifestazione, dimenticando che a mobilitare la piazza stato proprio Grillo. Ma bisogna calmare gli animi, evitare che da semplice sit-in, la protesta degeneri. Tanto più che lo stesso Rodotà prende le distanze dall’iniziativa di Grillo: «Sono sempre stato contrario a ogni forma di marcia su Roma», dice da Bari il giurista. «Sono convinto che le decisioni parlamentari possano e debbano essere anche duramente criticate, ma partendo dalla premessa che esse si muovono nell’ambito della legalità democratica».

«Dobbiamo decidere se occupare la piazza oppure no», dice al megafono un manifestante. Tutti aspettano Grillo, ma il comico genovese – su invito della polizia – decide di rinunciare al comizio. «U gesto di grande responsabilità fatto per evitare che accadessero fatti gravi», spiega una nota del movimento. Spetta a Vito Crimi chiedere la serata parlando alla piazza. E nel dare appuntamento a oggi per una manifestazione con Grillo, il capogruppo al Senato promette: promette: «In parlamento ci siamo, non gliela faremo passare liscia».