Il «patto del secolo» presentato da Trump è stato accolto in patria da un’ondata di critiche da parte di molti membri del Congresso. La senatrice e candidata per le primarie del partito democratico Elizabeth Warren ha scritto su Twitter che il piano di Trump «è un’approvazione automatica e sconsiderata per l’annessione, e non offre alcuna possibilità per un vero stato palestinese». «Rilasciare un piano senza negoziare con i palestinesi non è diplomazia, è una finzione – ha aggiunto Warren – Mi opporrò all’annessione unilaterale in qualsiasi forma e annullerò qualsiasi politica che la supporti».

Della stessa opinione anche Bernie Sanders che da sempre difende la causa palestinese. Anche lui ha scritto su Twitter. «Gli Stati Uniti possono portare una leadership senza eguali nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese, ma dobbiamo usare quella leadership per promuovere un accordo giusto e duraturo. Qualsiasi accordo di pace accettabile deve essere coerente con il diritto internazionale e molteplici risoluzioni delle Nazioni Unite».

«Bisogna porre fine all’occupazione israeliana – ha continuato Sanders – e consentire l’autodeterminazione palestinese in uno stato indipendente a fianco di un Israele sicuro». Ai tweet è seguita una dichiarazione dell’ufficio del senatore, dove Sanders ha riaffermato che qualsiasi accordo accettabile «deve porre fine all’occupazione israeliana iniziata nel 1967 e consentire l’autodeterminazione palestinese in uno stato indipendente, democratico, economicamente valido e accanto a un sicuro e democratico stato di Israele».

Sanders, che se venisse eletto sarebbe il primo presidente ebreo, ha aggiunto che «il cosiddetto» accordo di pace «di Trump non si avvicina e perpetuerà il conflitto e minerà gli interessi di sicurezza di americani, israeliani e palestinesi».

Quelle di Warren e Sanders non sono state voci isolate. «Questo non è un piano di pace. È un furto», ha affermato la deputata democratica del Minnesota Ilhan Omar. La deputata di origine palestinese Rashida Tlaib, ha sottolineato come Trump e Netanyahu abbiano rilasciato il piano proprio mentre si trovano ad affrontare campagne per la rielezione e battaglie legali. «È giusto che il piano Trump-Netanyahu sia stato rilasciato da un presidente sotto impeachment lo stesso giorno in cui Netanyahu è stato incriminato per corruzione – ha twittato Tlaib – Questa acrobazia politica non ci avvicina alla pace o alla giustizia».

Su Twitter si sono esposti anche rappresentanti dell’associazionismo militante Usa. «È sorprendente che Donald Trump non sappia che questo è offensivo per i palestinesi – ha twittato James Zogby, fondatore dell’Arab American Institute – Non è uno ‘stato’, è un ‘bantustan’. I palestinesi perdono più terra senza sovranità e indipendenza. Israele ottiene più terra e mantiene insediamenti. Il piano di Trump è cercare di legalizzare l’illegalità».