L’annuncio è diventato ufficiale: l’ex sindaco 77enne di New York multimiliardario Michael Bloomberg si è candidato tra i democratici come presidente degli Usa. Politicamente Bloomberg è sempre stato un ondivago: era democratico, ma nel 2001 si era registrato in extremis come repubblicano per subentrare a Giuliani come primo cittadino newyorchese; nel 2007 aveva lasciato il partito e aveva continuato i suoi mandati da sindaco come indipendente, per poi registrarsi nuovamente come democratico, intervenire alla convention democratica del 2016 e, nel 2018, contribuire con cospicue donazioni alla campagna elettorale dei candidati Dem al midterm.

Bloomberg e Trump appartengono alla stessa generazione e alla classe sociale di newyorchesi miliardari, ma l’identità politica di Bloomberg è differente: il futuro candidato dem è un sincero liberal in tema di diritti civili, controllo delle armi, difesa dell’ambiente, e fiero conservatore per quanto riguarda il sistema economico e Wall Street. Durante i suoi 3 mandati New York si è rimessa a lucido dopo gli attacchi del 9/11, ha perso la propria anima eretica diventando una residenza solo per ricchi e ha dato vita, per reazione, all’onda socialista che ha portato all’elezione di De Blasio, Occupy Wall Street e sostenuto Bernie Sanders.

Ora Bloomberg, preoccupato proprio da questa svolta socialista – che vista dai quartieri alti di Manhattan deve apparire davvero spaventosa – entra nel già affollatissimo parterre delle primarie democratiche in diretta rotta di collisione con Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, i due candidati più a sinistra. Bloomberg, come prima mossa da aspirante candidato, ha fatto pubblica ammenda su quello che era il suo cavallo di battaglia da sindaco di New York, Stop and Frisk, la legge secondo la quale la polizia poteva indiscriminatamente fermare e perquisire i sospetti, per lo più giovani uomini neri o ispanici che spesso venivano trovati in possesso di piccole quantità di marijuana e che per ciò si ritrovavano in galera. «Ho sbagliato e me ne dispiace» ha dichiarato Bloomberg.

Un notevole mea culpa da parte di un miliardario di 77 enne non famoso per esprimere dubbi sul suo operato. Fino a ieri Bloomberg aveva difeso Stop and Frisk, anche dopo che un giudice federale nel 2013 aveva decretato che violava i diritti costituzionali delle minoranze. La campagna del 2020 gli ha fatto cambiare idea.