Per quasi due ore hanno bloccato la variante Aurelia, occupando i quattro sensi di marcia della più importante dorsale tirrenica della mobilità stradale. Circa duemila fra operai e studenti, con bene in vista lo striscione «Piombino non deve chiudere». L’ennesima mossa, stavolta eclatante, per scongiurare la chiusura dell’altoforno delle Acciaierie. Almeno per due anni. Fin quando non saranno in funzione gli impianti alternativi, un forno elettrico e un Corex di nuova generazione, che potranno riassorbire una forza lavoro di circa 4 mila addetti fra diretti e dell’indotto. Lavoratori per i quali, se l’altoforno chiuderà a dicembre come da programma del commissario straordinario e del governo, non resterebbe altro che la cassa integrazione per i più fortunati, la disoccupazione per gli altri.

Per buona parte della mattinata la superstrada è stata chiusa all’altezza di Venturina, mentre il traffico nel tratto interessato dal corteo è stato deviato sulla vecchia Aurelia. Gran caos comunque, anche se nessun automobilista ha protestato. Perché la vertenza della ex Lucchini è ormai a pieno titolo un caso che dalla Val di Cornia si proietta sullo scenario nazionale. Il destino del secondo polo siderurgico del paese è appeso al filo di un intervento del governo. Non per caso una delegazione di sindacalisti 24 ore prima era a Firenze per incontrare Enrico Letta e Giorgio Napolitano, che complice l’assemblea nazionale Anci erano in visita nel capoluogo toscano.

«Il presidente del consiglio ha dato la sua disponibilità a seguire direttamente la vertenza – hanno riepilogato durante la manifestazione i rappresentanti sindacali – mentre il presidente della Repubblica ha segnalato la necessità di sostenere la siderurgia, settore strategico per l’industria italiana. Noi abbiamo chiesto di avviare quanto prima il progetto di riconversione dell’acciaieria, e che l’altoforno non venga spento. Le perdite che, secondo il commissario Nardi, giustificherebbero la chiusura si potrebbero contenere, chiedendo alle Ferrovie di comprare le rotaie da 108 metri per l’alta velocità che facciamo solo noi».

All’incontro fiorentino c’erano anche i padroni di casa Matteo Renzi ed Enrico Rossi. Nell’occasione il presidente toscano ha ricordato a chiare lettere: «La fase di transizione si può gestire, cercando di mettere insieme un pacchetto allettante per gli investitori. Ma servono anche fondi del governo, perché per l’Ilva lo Stato ha sborsato due miliardi e mezzo di euro, per Piombino niente». Ieri pomeriggio i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato il commissario straordinario Nardi, per lunedì è fissato invece un nuovo incontro con Enrico Rossi. «Naturalmente dobbiamo aspettare la prossima convocazione al ministero dello Sviluppo economico – avvertono comunque i sindacati – per capire se dai buoni propositi si passerà ai fatti concreti. Noi comunque non molliamo». A riprova, alcune centinaia di operai avrebbero voluto continuare a oltranza l’occupazione dell’autostrada.