L’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi, fondatore dell’Isis, è stata preannunciata da Trump con un tweet, come fosse una puntata di una serie tv: «È appena accaduto qualcosa di veramente grosso!», ha scritto il sabato sera, dando appuntamento a tutti la domenica mattina alle 9 per sciogliere il mistero in diretta nazionale.

Tutta la vicenda è stata giocata secondo la cifra distintiva del tycoon newyorchese, seguendo una basica dialettica da spettacolarizzazione dell’evento pro domo sua, ben rappresentata dalle immagini scattate nella situation room durante l’operazione militare e diffuse dal direttore dei social media della Casa Bianca, Dan Scavino, dove si vedono il presidente e il suo entourage seduti intorno a un tavolo, in posa e mentre guardano l’obiettivo del fotografo.

Nel descrivere la morte di al-Baghdadi Trump ha usato un linguaggio drammatico, a momenti brutale: «Non faceva altro che urlare e piangere mentre correva in questa galleria. Si è fatto saltare in aria e ha ucciso tre dei suoi figli. Indossava una cintura esplosiva. È morto piangendo come un vigliacco. L’esplosione ne ha mutilato il corpo, ma i suoi resti ci hanno confermato la sua identità. Era un uomo malato e depravato, violento ed è morto come un codardo, è morto come un cane, correndo e piangendo. È stato come guardare un film – ha aggiunto il presidente Usa – Le truppe speciali avevano anche un robot per andare nei tunnel in via precauzionale: abbiamo ricevuto informazioni minuto per minuto. Poi ci hanno detto che era rimasta un’unica persona nel compound che stava scappando, ma in un vicolo cieco».

La descrizione è stata talmente vivida da far sorgere dei dubbi al New York Times su cosa Trump possa aver davvero visto; secondo i funzionari dell’esercito e dell’intelligence contattati dal quotidiano newyorchese, ciò che il presidente ha guardato in tempo reale sono stati i feed di sorveglianza che mostrano dall’alto e da varie angolazioni lo svolgersi delle azioni, ma che però «non potevano mostrare cosa stesse succedendo in un tunnel sotterraneo, tanto meno scoprire se al Baghdadi stesse piangendo», ha scritto il Times.

Ciò che diversi media Usa suggeriscono è che tutta questa spettacolarizzazione avesse il fine, sia di riportare consenso a The Donald, travolto dagli scandali dell’impeachment, ma anche di oscurare l’uccisione di Bin Laden compiuta dalla precedente amministrazione.

Dalle foto nella Situation room alla descrizione dell’uccisione, il paragone con Obama, Trump l’aveva bene in mente, tanto da fargli dichiarare in diretta tv che «Bin laden è stato un obiettivo importante, ma al Baghdadi è ancora più importante». Il suo corpo verrà comunque gettato in mare, ha fatto intendere il consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O’Brien. La differenza è che stavolta l’Amministrazione Usa sarebbe intenzionata a diffondere parti del video dell’operazione. È «l’esibizione del trofeo» che Obama aveva all’epoca trovato sconveniente.

Del tutto dimenticati democratici del Congresso: Trump stesso ha confermato di non aver avvisato dell’operazione nemmeno Nancy Pelosi per paura che la notizia trapelasse; la speaker della Camera ha sottolineato alle telecamere della Cnn che il presidente «non ha informato il Congresso, come invece sarebbe usanza, ma ha detto ai russi che stava succedendo qualcosa».

La sera dell’annuncio dell’uccisione di al Baghdadi Trump, sua moglie Melania e un gruppo di Repubblicani sono andati ad assistere alla partita di baseball della World Series, tra i Nationals e gli Astros; quando sono stati inquadrati sugli schermi dello stadio, sono stati accolti dai tifosi con boo di disapprovazione e lo slogan ripetuto «lock him up» (rinchiudetelo), un tempo riservato dai sostenitori di Trump a Hillary Clinton, e striscioni con scritto «Impeach Trump».

«Quando scandiscono #LockHimUp nel giorno in cui hai annunciato la morte di al Baghdadi sei nei guai», ha osservato il giornalista Wajahat Ali.